Le 2 Coree sotto la bandiera unificata. Spira una brezza di pace?

Quando all’inizio di gennaio 2018 le delegazioni sportive delle 2 Coree hanno iniziato a negoziare nella Casa della Pace, allestita a Panmunjom, ci abbiamo sperato in tanti. Da oggi, 20 gennaio 2018, con l’arrivo da Losanna dell’autorizzazione del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), la speranza realizzata diventa ufficiale: alla cerimonia di apertura e chiusura delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang (9- 25 febbraio 2018) le 2 Coree sfileranno insieme sotto la bandiera della Corea. Una bandiera, cosiddetta d’unificazione che raffigura la penisola coreana tinta di blu sullo sfondo bianco, adoperata per la prima volta nel 1991 nel corso del campionato mondiale di ping-pong e sventolata alle Olimpiadi  dal 2000 al 2006, l’ultima volta in cui le 2 Coree si sono presentate assieme.

La tregua olimpica fra le due Corree, Nord e Sud, formalmente in guerra dagli anni ’50 del Novecento, è stata raggiunta lo scorso 17 gennaio 2018 quando, con la nota congiunta dei 2 Paesi, abbiamo appreso, inoltre, che nel torneo di hockey femminile le 2 parti formeranno un’unica squadra, che la Corea del Nord invierà 230 tifosi, fra i quali la cheerleader di tipo nordcoreano e una squadra di 30 membri di taekwondo, arte marziale coreana.

Importanti novità anche per le Paralimpiadi, che si svolgeranno sempre a Pyeongchang dal 9 al 18 marzo 2018, che vedranno per la prima volta la presenza della delegazione nordcoreana.

I 3 colloqui avvenuti durante il vertice di Panmunjom  (nella foto a lato)  sono stati trasmessi in video conferenza con i leader delle 2 Coree che avevano la possibilità d’intervenire. Quindi possiamo ben dire che si è trattato di colloqui ad alto livello fra gli attori della penisola. L’accordo, infatti, viene considerato come una svolta importante nei rapporti bilaterali, dopo il silenzio calato a causa dei test nucleari e missilistici della Corea del Nord, accelerati nel 2017.

Perché esistono le 2 Coree

La penisola coreana si estende nell’Estremo oriente tra la Manciuria e l’arcipelago giapponese.  Nel 1910  venne conquistata dall’allora impero giapponese. Dopo la sconfitta di quest’ultimo nella Seconda guerra mondiale, la penisola divenne zona d’occupazione: dai russi sovietici (a nord del 38° parallelo) e dagli statunitensi a sua del 30° parallelo: bersaglio della Guerra Fredda fra le 2 potenze mondiali di quegl’anni.  Una spartizione che diede vita nel 1948 a 2 Stati, naturalmente con nette distinzioni politiche: nel nord si affermò il regime dittatoriale comunista e divenne La Repubblica Democratica Popolare di Corea, nel sud un governo democratico diede vita alla Repubblica di Corea. Ciascuna delle 2 parti rivendicava (rivendica) la sovranità sull’altro, ovvero la completa giurisdizione della penisola.

Una situazione che diede vita a una serie di tensioni che culminarono nella guerra del 1950 (Guerra di Corea), quando le truppe nordcoreane oltrepassarono il 38° parallelo e invasero la Corea del Sud. L’allora presidente Usa, Harry Truman, su mandato Onu, decise l’intervento militare a supporto delle truppe sud coreane. La Cina scese in campo a favore delle forze nord coreane e respinse le truppe statunitensi che avevano avanzato nella Corea del Nord.  L’armata Usa ripiegò nella Corea del Sud e la guerra si arrestò sulla linea del 38° parallelo, dove continuarono i combattimenti a difesa della posizione per altri 2 anni. Nel 1953 si arrivò al debole Armistizio di Panmunjeom, che fissò la linea di demarcazione tra le 2 Coree (38° parallelo) e pose fine alla guerra. Ma all’armistizio non è mai seguito l’accordo di pace e, anche se sporadicamente, tra le 2 parti ci sono stati attacchi militari.

La comune tradizione culturale e i 2 modelli di sviluppo

Nonostante la penisola sia divisa da 70 anni, i coreani tutti parlano la stessa lingua e condividono la stessa tradizione culturale. Le differenze esistenti sono il frutto inevitabile delle contrapposizioni politiche che hanno creato a 2 modelli di sviluppo distinti.

La Corea del Nord, con capitale Pyongyang,  è uno stato socialista che sopravvive alla dissoluzione dell’Urss, con un giovane dittatore, Kim Jong-un (nella fotografia a sinistra), subentrato al padre nel 2011 che tiene il mondo con il fiato sospeso con i suoi test nucleari.  Per colpa della pianificazione economica del regime, di calamità naturali,  delle sanzioni ed embarghi da parte dei Paesi occidentali, la popolazione (24 milioni di persone) nordcoreana, versa in condizioni di povertà e non gode della libertà dei diritti.

La Corea del Sud con capitale Seul, ospita 50 milioni di persone ed è una delle protagoniste sullo scenario dell’economia mondiale,  grazie allo sviluppo nel settore informatico e tecnologico degli ultimi decenni.  Occupa il 4° posto delle potenze economiche asiatiche dopo la Cina, il Giappone e l’India ed è membro dei Paesi Ocse.  Repubblica semi-presidenziale, dal maggio 2017 ricopre la prima carica Moon Jae – in (nella foto in alto a destra), democratico, avvocato sessantaquattrenne con alle spalle una lunga esperienza di difensore dei diritti civili, fondatore del giornale progressista Hankioreh, e grande sostenitore della riunificazione pacifica con la Corea del Nord.

 

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