Cyber-bullismo. Educazione e norme in nome dell’uomo

cyber 2 ragazziDal 22 marzo 2016 è in corso di esame in commissione della Camera, il disegno di legge sul contrasto al cyberbullismo. Una discussione parlamentare di notevole rilievo che cerca di regolarizzare e limitare un fenomeno gravido di conseguenze perniciose sia a livello individuale che collettivo. Una piaga per il singolo e per l’intera società. Il bullismo che si fa digitale amplia il suo malevolo megafono e si espande a macchia d’olio invadendo la psiche e le vite delle vittime in modo esponenziale ed incontenibile.

Il bullismo. Una denominazione recente per un fenomeno secolare

Che cos’è il bullismo? E il cyber bullismo? E cosa differenzia il secondo dal primo?  Il termine bullismo, traduzione dell’inglese bullying, significa fare il prepotente, intimorire, ed è stato introdotto dal professore svedese Dan Olweus, pioniere delle ricerche scientifiche nell’ambito della violenza scolastica, agli inizi degli anni 70 del Novecento. Un fenomeno di vecchia data, ma studiato e analizzato in tutta la sua virulenza e dannosità, a partire dagli studi di Olwnes.  Come prime azioni di contrasto al bullismo, troviamo proprio l’ Olweus Bullying Prevention Program, adottato nelle scuole norvegesi e negli Stati Uniti, da oltre 20 anni.

Il Programma di-mostra come sia fondamentale oltre alle misure legislative, l’educazione “all’essere” fin dalla più tenera età. Un programma non solo di divulgazione e di sensibilizzazione, ma di azione contro il bullismo a livello scolastico può rappresentare uno forte strumento di prevenzione. Il bullismo con la sua carica estrema di aggressività punta il dito contro ogni forma di diversità. In Italia e all’estero si moltiplicano i progetti locali, nazionali ed europei per contrastare il bullismo.

Come ogni forma di violenza individuale che si fa sociale, una sortta educazione all’umanità può rilevarsi un fertile terreno di “coultura” per l’uomo e per la società.

Il bullismo viene indentificato come un insieme di comportamenti offensivi, aggressivi, prevaricatori, violenti messi in atto, senza un’apparente ragione concreta, da un soggetto, il bullo, nei confronti di qualcuno designato come vittima, per avere potere su di essa e dominarla. Il bullismo indica, quindi, sia i comportamenti del persecutore sia quelli della vittima.  Il bullo agisce in solitudine o, spesso, seguito e sostenuto da un gruppo di coetanei.

Ciò che contraddistingue il fenomeno del bullismo dai normali conflitti fra ragazzi, è l’intenzionalità e la persistenza degli atti di prevaricazione, in un crescendo asimmetrico della relazione prevaricatore-vittima, che rende il primo sempre più forte, e la seconda sempre più debole e oppressa.  Isolata ed esposta la vittima, spesso, non denuncia le angherie subite per paura di vendette. Chiusa nella sua sofferenza gradualmente perde l’autostima, con danni psicologici che durano nel tempo e, come leggiamo nelle cronache, nei casi estremi sfociano in soluzioni tragiche.

La prevaricazione si manifesta attraverso la violenza diretta con atti fisici (spintoni, calci e pugni), atti verbali (la vittima è oggetto di scherno, umiliazioni, offese, minacce) o con violenza indiretta con l’isolamento sociale, intenzionalmente esclusa dal gruppo. Atti che avvengono lontano dal controllo degli adulti; nei corridoi, nei bagni, nelle palestre nei giardini scolastici, nel tragitto casa -scuola- casa, quando la vittima è sola. Per questa ragione per i dirigenti scolastici e gli insegnati non è facile riuscire a cogliere il fenomeno e la sua gravità

 

Il cyber bullismo, un fenomeno in crescitacyber bull ragazza computer

Il cyber bullismo ha le stesse caratteristiche del bullismo, ossia l’intenzionalità e la ripetitività, ma per le caratteristiche della rete ha l’aggravante dell’immediatezza, della pervasività, della viralità e permanenza. Non basta rimuovere il contenuto, a causa dello screenshot (fotografia dello schermo del PC), l’immagine della vittima o dell’argomento diffamatorio nei suoi confronti, viene ripubblicato e può ri-diffondersi e rimanere nel web anche per anni.

Il ricorso massiccio dei bulli ai social network come Facebook e alle chat di messaggistica istantanea come What’s up (usato dal 98% degli adolescenti), lede costantemente l’intimità e la privacy della vittima.  Il cyber bullismo è, comprensibilmente, più pernicioso e dove avvengono le aggressioni più gravi.

Il fenomeno del bullismo e cyber bullismo si sta estendendo fra i giovanissimi e giovani italiani. Gli ultimi dati Istat, pubblicati nel dicembre 2015, c’informano di oltre il 50% degli adolescenti, dagli 11 ai 17 anni di età, che hanno subito più di un episodio offensivo, se non violento, da parte dei suoi coetanei.  Di questo 50% il 28,9 è “vittima assidua di una delle tipiche forme di bullismo”.

La fascia di età che annovera più vittime va dagli 11 ai 13 anni, con il 22,5% e diminuisce tra gli adolescenti dai 14 ai 17 anni con il 17,9; colpite più le femmine che i maschi: 20,9% le prime, 18,8% i secondi. Il “primato femminile” si riscontra anche nel cyber bullismo.  Il 7,1% delle ragazze contro il 4,6% dei ragazzi denuncia ripetute azioni vessatorie attraverso sms, e-mail o sui social network.

La parte del paese dove accadono più soprusi assidui è il Nord d’Italia con il 23, /% delle vittime. Se a queste aggiungiamo gli atti sporadici (qualche volta nel corso dell’anno), il numero dei giovani vittime di bullismo superano il 57%.

La forma di bullismo più diffusa, con il 12,1%, è la derisione e l’offesa con parolacce e insulti; segue con il 6,3% il beffeggiare la vittima per il suo aspetto fisico o il modo di porsi; la diffamazione soprattutto con l’uso dei social network o chat di what’s up è al terzo posto con il 5,1%; la violenza indiretta dell’esclusione sociale per le proprie opinioni riguarda il 4,7% delle vittime; infine la violenza diretta che si esprime con spintoni, calci e pugni colpisce il 3,8% dei bullizzati.

 

Cyber panchimaI più colpiti, le ragazze e gli omosessuali. Le conseguenze

Le ragazze, come abbiamo visto, sono le più bersagliate perché a causa del cyber bullismo, alle classiche forme di bullismo, subiscono l’aggravante del ricatto.  L’autoscatto in atteggiamenti intimi, che la ragazza, con molta ingenuità, invia al fidanzato, diventa strumento di ricatto e di vendetta verso la stessa, quando il rapporto finisce, nei casi di abbandono o di tradimento sentimentale.

In crescita anche il bullismo e cyber bullismo omofobico, autentica discriminazione nei confronti dei ragazzi gay, lesbiche e bisessuali, che subiscono un isolamento maggiore, perché a causa della mancanza di una vera cultura del rispetto delle diversità e, quindi, della considerazione dell’altro il cui orientamento sessuale rientri nel concetto di normalità, i ragazzi omosessuali vittime, temono di non essere accettati non solo dalla società (insegnanti o amici) ma anche all’interno della loro famiglia.  Soggetti, quindi, a maggior rischio di sopraffazione e a minore possibilità di denuncia.

Le vittime che non denunciano in tempo le angherie subite, vanno incontro, come abbiamo già accennato, a gravi disagi psicologici, che si manifestano oltre che con la depressione,  con atti di autolesionismo, fino a indurle al suicidio, soprattutto per l’insidioso cyber bullismo. Ricordiamo per tutti il caso di Carolina, la quattordicenne di Novara che nel 2013 si tolse la vita gettandosi dal terzo piano della sua abitazione.  sopraffatta da un video che la ritraeva a una festa, circondata da ragazzi che la molestano, abusano di lei e la filmano.

Il video viene scaricato in rete, pubblicato su Facebook. Dopo poco tempo Carolina decide di farla finita. Nel gruppo dei 5 ragazzi accusati, c’è l’ex fidanzato lasciato da Carolina poco tempo prima, non presente alla festa, ma che ha contribuito alla diffusione del video. Le accuse rivolte ai cinque ragazzi sono: morte come conseguenza non voluta di altro delitto, stalking, violenza sessuale di gruppo (contestata a 3 di loro), diffamazione, detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico.

Inoltre, non sono da sottovalutare le conseguenze psicologiche che riportano le vittime di bullismo, che una volta diventati adulti si potrebbero trasformare in psicopatologie sociali.

 

Sfatiamo un luogo comune, gli adolescenti sono degli “ignoranti digitali”

Maura Manca, direttore della rivista on line AdoleScienza e Presidente Osservatorio adolescenti

Maura Manca, direttore della rivista on line AdoleScienza e Presidente Osservatorio   comportamento degli adolescenti

Al contrario dell’opinione generale che vorrebbe i nativi digitali come degli esperti informatici, molti di questi ragazzi sono in realtà degli “ignoranti digitali come li definisce la dottoressa Maura Manca, Presidente dell’Osservatorio sui comportamenti degli adolescenti e direttore del giornale on line AdoleScienza.it. La professoressa Manca, interpellata dai Radio Rai 1 nel corso della trasmissione Eta Beta, sull’argomento bullismo e cyber bullismo, ha affermato che i nativi digitali non conoscono  né le basi più elementari dei sistemi informatici che usano, né “le funzioni legate alla privacy”. E, spesso, non sono consapevoli delle dimensioni e delle conseguenze del cyber bullismo.

Sono molto abili, invece, con le app di comunicazione, con la realizzazione di video attraverso gli smartphone, l’uso del Photoshop (programma informatico che permette di ritoccare le foto) e nella comunicazione nei social network, nelle chat di messaggistica istantanea. Oltre all’uso su grande scala del già citato What’s up, si affiancano le nuove app; nate per garantire una maggior sicurezza dei dati degli utenti e favorire l’anonimato, provocano, nell’uso, l’effetto opposto.

È il caso di Snapchat, app di messaggistica istantanea in grado di autodistruggere gli sms  dopo pochi secondi dalla loro pubblicazione. In realtà si sta dimostrando un incentivo per le azioni peggiori, del cyber bullismo, esattamente perché gli autori delle vessazioni si sentono forti dell’anonimato e convinti che tutto ciò che pubblicano svanisca nel nulla in breve tempo. Ma non è così, perché anche con Snapchat c’è il tempo di applicare lo screenshot, e fermare e perpetrare il materiale offensivo.

I bulli non risparmiano neanche i professori, che spesso vengono messi alla berlina attraverso la pubblicazione di fotografie degli stessi ritoccate, ad esempio un professore eterosessuale con allusivo abbigliamento femminile o violando la loro privacy rendendo pubblici i loro recapiti e dati personali. Questo perché i bulli, pur essendo fondamentalmente dei vigliacchi, amano la popolarità e i profili dei social network sono per le loro la vetrina ideale. Il piacere di ricevere molti “likesupera la loro paura di essere scoperti.

 

Come nasce il DdL 1261

Gli esperti del fenomeno del cyber bullismo concordano nell’individuazione delle concause, la responsabilità degli adulti che non curano l’educazione digitale dei propri figli, che dovrebbero accompagnarli gradatamente alla conoscenza e all’uso della rete, contribuendo alla loro consapevolezza dei grandi benefici che offre, ma anche delle gravi ricadute delle cattive pratiche. E va proprio in questa direzione  la proposta di  legge S1261 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo“.

Il DdL 1261 dal titolo breve “Contrasto al cyber bullismo”  del 2014, approvata al Senato il 20 maggio 2015, è in corso d’esame di commissione alla Camera, come C 3139 dal 22 marzo del 2016.

Nasce per iniziativa parlamentare di Elena Ferrara, Senatrice del Pd, che non a caso fu una delle professoresse  di Carolina, come abbiamo visto, morta suicida nel 2013 a causa del cyber bullismo, il cui ricordo indelebile per la Ferrara, ha contribuito a redigere il Ddl 1261. In occasione dell’approvazione al Senato della proposta di legge, Elena Ferrante ha dichiarato “Finora li abbiamo lasciati troppo soli nell’oceano digitale.  Non è facile nemmeno per noi adulti mantenere la rotta, ma è molto più complesso orientarsi per i minori, cui non abbiamo offerto le opportune occasioni formative. Per ogni giovane che offende un suo coetaneo sui social – ha aggiunto la parlamentare novarese – c’è una nostra precisa responsabilità”.

 

Elena Ferrara, Senatrice del Pd, prima firmataria del Ddl "Contrasto al cyberbullismo

Elena Ferrara, Senatrice del Pd, prima firmataria del Ddl “Contrasto al cyberbullismo”

Cosa prevede il Ddl, in esame alla Camera, “Contrasto al cyber bullismo”

Il ddl, infatti, non è sanzionatorio, mira, piuttosto, al contrasto del fenomeno attraverso la prevenzione e la “strategia di attenzione” e tutela nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di “responsabili di illeciti”.
Oltre alla definizione esatta del fenomeno del bullismo, nell’ambito delle minacce, violenza fisica, violenza psicologia e mobbing, prevede:
articolo 1
– il regolamento della rimozione dei contenuti offensivi da Internet. Il genitore o chi ne fa le veci, inoltra al gestore del sito  Internet l’istanza “dell’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet”.
articolo 2
-se il gestore del sito, entro le 12 ore successive dal ricevimento dell’istanza non ha da conferma della presa in carico della richiesta e se non ha provvisto entro le successive 48 ore alla rimozione, o all’oscuramento o al blocco di qualsiasi materiale che danneggia il minore o, se è impossibile risalire al gestore del sito, la stessa istanza può essere inviata al Garante dei dati personali che dovrà intervenire, sempre nell’arco delle 48 ore e non oltre, in base agli articoli 143 e 144 del decreto in materia della protezioni dei dati personali, decreto n. 196/2003
articolo 3
– si prevede la costituzione di un tavolo interministeriale permanente per il contrasto del fenomeno, senza oneri per la spesa pubblica, formato dai rappresentanti dei Ministeri: Interno, Pubblica Istruzione, Lavoro, Sanità, Politiche sociali, Sviluppo Economico; dall’Anci, dalle associazioni dei genitori e degli studenti, e di tutti i soggetti già attivi nel contrasto del fenomeno. Gli articoli 4 e 5 disciplinano l’attività del tavolo:
articoli 4 e 5
– viene potenziata l’educazione e la sensibilizzazione nelle scuole, attraverso la preparazione del personale scolastico, il ruolo attivo degli studenti nel contrasto del fenomeno del bullismo, l’introduzione di un programma di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti
articolo 6
– introduce la misura di ammonimento nel caso di reati commessi da soggetti minorenni, ma di età superiore ai 14 anni.  Nello specifico, la misura di ammonimento viene applicata nel caso in cui i genitori delle vittime non siano ricorsi a querela o denuncia, nel qual caso entra in atto il codice penale, oltre all’intervento del Garante della Privacy come da articolo 1 e 2.
La procedura di ammonimento prevede che il ragazzo venga convocato dal questore insieme ai suoi genitori e viene ammonito per la sua azione vessatoria. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

Ricordiamo, infine, che il 2 marzo 2016 la Regione Lazio ha approvato la prima legge italiana contro il bullismo.

 

Per approfondimenti

Disegno di legge S. 1261

AdoleScienza.it

Olweus Bullying Prevention Program

Scuole europee contro il bullismo

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