DanteDì. Solidarietà, in nome delle comuni radici culturali
Il 25 marzo è il DanteDì. Al nome di Dante Alighieri è dedicata l’omonima Società che dal 1889 diffonde la lingua e la cultura italiana nel mondo.
In questi giorni di guerra che costringe tanti ucraini a lasciare la propria terra invasa dai militari russi l’Ente, presieduto da Andrea Riccardi, ha deciso di offrire ai rifugiati che arrivano in Italia corsi di lingua gratuiti. Le sedi e i comitati della Società Dante Alighieri diffuse su tutto il territorio nazionale sono a disposizione nell’organizzare corsi in presenza o online.
Il progetto – sostenuto da un fondo di solidarietà già attivato è stato così commentato cosi dal presidente Andrea Riccardi: “Noi vorremmo che la lingua e la cultura fossero le ultime frontiere da chiudere e per questo la Dante Alighieri sta creando spazi di insegnamento per tutti i profughi di guerra in arrivo in Italia. Lo faremo con Roma Capitale e con tutte le altre amministrazioni italiane che vorranno sostenere la nostra iniziativa di solidarietà”.
L’iniziativa, oltre a rientrare nell’identità della Società Dante Alighieri e ad essere espressione del suo stesso Statuto, richiama, a nostro parere, l’inesauribile influenza sulla poesia internazionale di Dante Alighieri e della sua Commedia, fecondo elemento di congiunzione tra l’Ovest e l’Est europeo.
Esempio ne è la cultura russa. Vladimir Kantor, uno dei suoi maggiori esponenti e considerato uno dei maggiori filosi viventi, nel suo Dostoevskij in dialogo con l’occidente (pubblicato da Amos Edizioni), nel “mettere a confronto l’anima russa e l’anima europea parte dall’Inferno di Dante” scrive la slavista Emilia Magnanini.
E ancora, riferendosi all’influenza del cattolicesimo sulla Russia, il filoso illustrava in un’intervista: “[…] Dai tempi di Dante, della Divina Commedia, il cattolicesimo italiano è entrato proprio come ispiratore non solo di una controparte, ma anche della stessa cultura russa. Se vogliamo prendere un’analogia, il famoso scrittore russo Nikolaj V. Gogol, quando ha scritto il suo romanzo più importante, Le anime morte, aveva intenzione di scrivere qualcosa di analogo alla Divina Commedia in tre parti, cioè cielo, inferno, purgatorio, considerando che il purgatorio nella teologia ortodossa non esiste e invece doveva essere una parte del romanzo. Probabilmente Gogol era così affascinato da Dante che non gli è venuto in mente che nella cultura ortodossa non è contemplato il purgatorio. L’influsso di Dante è stato costante. Fëdor Dostoevskij prende moltissimo da Dante. Spengler chiamava Dostoevskij il Dante russo. Memorie dalla casa dei morti, uno dei primi romanzi di Dostoevskij, è la variante russa dell’Inferno”.
“Una cosa straordinaria è che la rilettura moderna di Dante è cominciata subito dopo la Rivoluzione, con i grandi pensatori e i più grandi poeti russi di quei anni che si sono gettati sulla lettura di Dante. Quando chiesero ad Anna Achmatova, la matriarca della poesia russa, “Lei ha letto Dante?”, con il suo tono da grande regina della poesia rispose: “Non faccio altro che leggere Dante”.
Concludeva Vladimir Kantor “I cambiamenti sociali e storici possono mutare moltissimi fattori ma non possono cancellare le radici culturali, che continuano a formare le giovani generazioni”.
Immagini: 1) Roma, Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri; 2) il filosofo russo Vladimir Kantor