11 ottobre 2016. La giornata mondiale delle bambine e delle ragazze
L’11 ottobre 2016 sarà la quinta Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, proclamata dall’Onu, a favore dei loro diritti, che nonostante il passare del tempo e l’evoluzione dei costumi, continuano a essere calpestati.
I dati riportati dall’Unicef nel suo rapporto annuale della condizione dell’infanzia dal titolo “La giusta opportunità per ogni bambino” configurano, nonostante l’ammissione degli “importanti progressi” compiuti, un quadro futuro allarmante.
Al netto di auspicabili e urgenti provvedimenti, dal presente al 2030 è previsto che 69 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni moriranno per cause prevenibili; 167 milioni vivranno in povertà e 60 milioni di bambini in età scolare non avranno accesso all’istruzione.
E in questo quadro sconfortante le bambine, se è possibile, sono maggiormente in pericolo, sottoposte come sono alla disuguaglianza di genere, che comportano dalla drammatica segregazione in tradizioni ancestrali come i matrimoni infantili, le mutilazioni genitali femminili (MGF), i maggiori abusi sessuali rispetto ai coetanei, alle più tradizionali arretratezze come l’obbligo al lavoro domestico e il mancato accesso all’istruzione.
Le mutilazioni genitali femminili
Le previsioni dell’Unicef ci raccontano di 750 milioni di donne che si saranno sposate da bambine.
A oggi 200 milioni sono le bambine e le donne che hanno subito l’antica pratica delle mutilazioni genitali (ablazione del clitoride), ancora in auge in 30 paesi di Asia e Africa.
Ci sono spiragli di luce, determinati dalle scelte di alcuni paesi che dimostrano una nuova consapevolezza nei confronti della drammatica tradizione. Come il Gambia dove è molto radicata, dal dicembre del 2015 la mutilazione genitale praticata a una bambina è punibile con la detenzione di 3 anni di carcere, ergastolo in caso di morte della minore e pene pecuniarie molto alte rispetto al salario medio dei lavoratori del paese. O l’Egitto, dove nonostante la pratica sia proibita dal 2008, ogni anno molte bambine cristiane e musulmane sono sottoposte a questa pratica brutale e, pertanto, sono appena state inasprite le pene, passate dai 3 mesi ai 7 anni di carcere, che diventano 15 in caso di morte della minore, pena che si estende anche ai familiari della bambina punibili dagli 1 ai 3 anni di prigione.
Spiragli di luce, dicevamo, perché secondo gli esperti l’eliminazione di questo sopruso è ancora lontana.
Bambine dall’infanzia negata a causa dei lavori domestici
Così come appare lontana, l’equa divisione dei compiti e dei doveri fra bambini e bambine.
I dati che ci offre ancora una volta l’Unicef, nel rapporto stilato per la giornata dell’ Onu, intitolato “Harnessing the Power of Data for Girls: Taking Stock and Looking Ahead to 2030” e pubblicato lo scorso 7 ottobre, ci raccontano di bambine tra 5 e i 14 anni occupate il 40% di tempo in più rispetto ai coetanei maschi in lavori domestici non retribuiti, impegnate nella raccolta dell’acqua e della legna, per un equivalente di 160 milioni di ore al giorno.
Le bambine sono sottoposte a questo surplus di lavoro ad appena 5 anni. Da quest’età ai 9 anni il tempo che le bambine sono occupate nei lavori domestici corrisponde al 30%, pari a circa 40 milioni di ore in più rispetto ai bambini. Una percentuale di occupazione che aumenta con l’età: tra i 10 e i 14 anni la percentuale raggiunge il 50%, pari a 120 milioni di ore in più al giorno.
Una mole di lavoro spesso sottopagato, non sempre visibile, pari a quello svolto da una persona adulta, che le sottopone a situazioni pericolose come il rischio delle violenze sessuali, che le sottrae dalle occupazioni tipiche dell’infanzia e le mantiene lontane dall’istruzione e, quindi, perpetua la differenza di genere, trasmettendola da generazione in generazione.
I paesi dove avviene il maggior sfruttamento delle bambine nei lavori domestici si trovano in Asia Meridionale, Medio Oriente e Nord Africa. Fra questi, il rapporto dell’Unicef segnala il Burkina Faso, lo Yemen e la Somalia.
Come afferma Attila Hancioglu, Responsabile Dati e Statistiche dell’UNICEF: “Quantificare le sfide che le bambine devono affrontare è un’importante priorità secondo l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile sull’uguaglianza di genere e il superamento delle disuguaglianze che nel mondo devono affrontare 1,1 miliardi di ragazze e bambine”.
Gli eventi
In occasione della giornata mondiale della bambina e della ragazza sono previsti numerosi eventi, tra i quali segnaliamo:
la Campagna Indifesa, della Fondazione Terre de hommes, che ha organizzato un doppio evento a Roma e a Milano.
A Roma il 10 ottobre, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato della Repubblica) incontro e dibattito al quale parteciperanno fra gli altri Cecile Kyenge, Suhad Ahmed Ali e Donatella Vergari;
a Milano l’11 ottobre, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, conferenza aperta al pubblico, nel corso del quale sarà conferito al Comune di Milano, il Premio Indifesa, creato dalla pittrice e scultrice Giuliana Geronazzo.
Nuovamente a Roma l’11 ottobre presso la “Nuova Pesa- centro per l’arte contemporanea”, Unicef Italia ha organizzato il convegno “Bambine, non spose. Ne parliamo con…”, nel corso del quale interverranno Emma Bonino, da molti anni impegnata nella battaglia contro le MGF e Susan Namondo Ngongi, Rappresentante UNICEF in Ghana.