3 maggio. Giornata della Libertà di Stampa e l’Italia migliora
Nell’ edizione 2018 della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa il nostro pensiero va a tutti i giornalisti che in giro per il mondo, nelle zone più difficili a causa dei conflitti bellici o per i regimi dittatoriali che reprimono la libertà di stampa, hanno pagato con la vita l’impegno e la serietà verso il loro lavoro. Un pensiero e un ringraziamento a quei giornalisti che quotidianamente mettono a repentaglio la loro vita e che, paradossalmente, sacrificano la propria libertà per onorare la libertà di espressione.
Anche in Occidente la libertà di stampa non gode buona salute
La libertà di stampa, secondo il consueto World Press Freedom Index 2018 di Reporters Without Borders (RSF) non gode buona salute compresa nella democratica area occidentale del globo. Il suo Paese leader, gli Stati Uniti d’America, nella classifica di RSF è scesa al 45° posto e frana il saldo giudizio di “situazione buona” che ha sempre contraddistinto l’assetto generale della libertà di stampa, per passare al livello che precede di soli 3 punti il giudizio di “situazione problematica”. La causa, scrive RSF è da ricercare nella tensione continua tra i grandi pilastri della democrazia: gli eletti, ossia i politici e i media.
Per riequilibrare la situazione, RSF rileva la necessità di leggi, che proteggano i giornalisti e le loro fonti, e di rappresentanti che sostengano incondizionatamente la libertà di stampa e il rispetto della sua imparzialità.
La denuncia dell’UE e le richieste per proteggere il giornalismo
La libertà di stampa non va meglio in Europa e a denunciarlo è la stessa Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che scrive “In specifico, le condizioni di lavoro dei giornalisti continuano a deteriorarsi: hanno giornate lavorative sempre più lunghe, pressioni sempre maggiori su cosa pubblicare, meno tempo per controllare l’esattezza dei fatti ma anche per condurre inchieste su questioni delicate. Aumentano le vittime d’intimidazioni, di attacchi verbali e fisici, che possono arrivare fino all’omicidio. Inoltre continua a crescere, a ritmi sostenuti, il numero di freelance, che non hanno gli stessi diritti dei giornalisti assunti”.
Cresce il numero dei free lance rispetto ai giornalisti salariati, conferma l’UE: giornalisti senza i diritti, senza mezzi se non la loro voglia d’informare ma costretti a lavorare più per quantità che per qualità. Ma anche i media tradizionali, ci dice l’UE, devono affrontare crescenti difficoltà finanziarie e pressioni politiche.
Per questo l’Assemblea parlamentare in 2 rapporti, presentati nell’aprile 2018, ha chiesto agli Stati membri di adottare misure specifiche e concrete “nel pieno rispetto di tutti gli standard dell’organizzazione paneuropea sulla libertà di stampa”.
La prima richiesta è che ciascuno prenda le misure necessarie per difendere l’incolumità fisica dei giornalisti e li metta nelle condizioni di poter condurre in sicurezza indagini anche su questioni delicate.
La seconda richiesta è di cambiare le leggi sulla diffamazione che allo stato attuale prevedono multe esose se non l’arresto del giornalista.
La terza richiesta dell’Assemblea invita a studiare nuove forme di finanziamento per i media tradizionali come potrebbe essere, ad esempio, la ridistribuzione dei profitti pubblicitari derivanti dai motori di ricerca e dai social media.
Ma una buona notizia c’è. L’Italia migliora
Il Rapporto 2018 di RSF riguardo alla situazione del giornalismo in Italia ci ricorda che “una decina di giornalisti italiani sono ancora sotto una protezione permanente e rafforzata della polizia dopo le minacce di morte proferite, in particolare, dalla mafia, da gruppi anarchici o fondamentalisti”. Nella classifica siamo lontani dai più importanti partner europei, ma in netto miglioramento rispetto al 2017. L’Italia si trova al 46° posto, subito dopo gli Usa. Nel 2017 eravamo i cinquantaduesimi della classifica.
Dall’1 al 3 maggio 2018 la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha organizzato 3 manifestazioni improntate “sulla dignità del lavoro giornalistico sempre più sotto attacco”.
Il 1° maggio presso la sede del Consiglio Regionale di Reggio Calabria si è svolto l’incontro La Festa del lavoro dei diritti e della dignità che ha visto la partecipazione di Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro e sempre in prima linea nella lotta contro la ndrangheta, sicuramente uno dei maggiori esperti delle ‘ndrine calabresi.
Il 2 maggio, Fnsi, Usigrai, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Articolo21, Odg Lazio, Amnesty International Italia e Rete NoBavaglio saranno al Liceo Mamiani’ di Roma, insieme con i cronisti sotto scorta per l’incontro dedicato “ai giornalisti ‘sotto tiro’ in tutto il mondo. All’incontro intitolato L’informazione accerchiata, partecipa tra gli altri, Carlo Bonino di La Repubblica tra i promotori del Daphne Project, il consorzio internazionale formato da 18 testate giornalistiche del mondo nato con l’intento di continuare il lavoro investigativo della giornalista Daphne Caruana Galizia uccisa a Malta nell’ottobre 2017; e Peter Bardy, direttore del giornale slovacco Aktuality, per il quale lavorava Ján Kuciak, il giornalista ucciso nel febbraio 2018, mentre indagava sui presunti rapporti tra la ndragheta e governo slovacco.
Infine il 3 maggio la FSN si sposterà a Venezia presso il Teatro La Fenice per commemorare l’11° edizione della Giornata della memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo.
Foto di copertina: by Cartoon Movement