Bambini sradicati. Rapporto Unicef e società occidentali

bambina-rifugiataSono circa 50 milioni i bambini costretti ad abbandonare le proprie case, per scappare dalla violenza o dalla miseria. Bambini sradicati, come vengono chiamati e com’è stato denominato il rapporto dell’Unicef pubblicato il 7 settembre 2016 in tutto il mondo.

Uprooted: the growing crisis for refugee and migrants children (Sradicati: la crisi sempre più grave dei bambini migranti e rifugiati) è l’analisi e l’allarme che l’agenzia Onu per l’infanzia lancia per richiamare l’attenzione sulle privazioni, sofferenze e, soprattutto, i grandi rischi che corrono questi bambini. Bambini, sempre e comunque sradicati dalla loro infanzia.  Un fenomeno in crescita, che il rapporto illustra e indirizza i governi affinché compiano azioni concrete per dare loro una maggiore tutela.

I sei punti chiavi del rapporto

Il rapporto Unicef indica 6 punti chiave che i governi dovrebbero mettere in atto:
• intensificare la protezione da violenze e sfruttamento dei minorenni rifugiati e migranti, in particolare di quelli non accompagnati;
• porre fine alla detenzione di bambini che hanno chiesto asilo o che sono migranti introducendo una serie di soluzioni alternative;
• tenere insieme le famiglie e garantire loro il riconoscimento legale;
• offrire a tutti i minori migranti e rifugiati opportunità educative e l’accesso a cure sanitarie di qualità e ai servizi sociali di base;
• promuovere la conoscenza delle cause alla radice dei movimenti di massa di rifugiati e migranti e interventi risolutivi;
• combattere xenofobia, discriminazione ed emarginazione.

I minori che viaggiano da solirapporto-unicef-sono-50-milioni-i-bambini-rifugiati-profughi-e-migranti

Dei 50 milioni sradicati, il rapporto dell’Unicef stima che siano circa 28 milioni i bambini che fuggono per le guerre. Tra questi 10 milioni sono rifugiati, 1 milione i richiedenti asilo, 17 milioni, gli sfollati ma all’interno dei loro paesi di origine.  La guerra è la condizione che determina il numero maggiore di minori rifugiati; nel 2015 circa il 45% dei bambini rifugiati sotto la protezione dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), proveniva dalla Siria e dall’Afghanistan.
Qualunque siano le loro condizioni di vita, tutti, rileva il rapporto hanno un “bisogno urgente di assistenza umanitaria e di accesso ai servizi di base”.

Il punto che desta maggiore preoccupazione è l’aumento dei bambini che viaggiano non accompagnati. Un numero che il rapporto trae dai minori richiedenti asili, che nel 2015 sono stati 100.000: il triplo rispetto al 2014, una percentuale che l’Unicef giudica “sproporzionata” e che rappresenta il 50% dei rifugiati.

I rischi cui vanno incontro sono numerosi e molto gravi. Fin dal momento in cui iniziano il viaggio, sono esposti alla detenzione, allo sfruttamento e agli abusi dei trafficanti di migranti, alla tratta di esseri umani, ai rapimenti, all’espianto degli organi, alle violenze sessuali se non agli omicidi.  Il viaggio stesso, come sappiamo, mette seriamente a repentaglio la loro esistenza per la probabilità di annegamento, malnutrizione e disidratazione. E una volta raggiunta la destinazione, se sono privi di documenti o, comunque il loro status legale è incerto e non vengono intercettati dai sistemi leciti d’identificazione,  scivolano facilmente nei meandri dell’illegalità.

Libano, campo di bambini profughi

Libano, campo di bambini profughi

Tutti, indistintamente, soli e o rifugiati con le loro famiglie perdono l’accesso all’istruzione. Il rapporto c’informa che i bambini rifugiati hanno “5 volte più probabilità di non frequentare la scuola rispetto ai coetanei” e per il loro precario status giuridico non hanno accesso ai servizi di assistenza sanitaria.

Mentre l’Unione Europea vede a rischio la propria esistenza per il mancato accordo tra i paesi membri sulla ripartizione delle quote dei profughi e dei migranti, tanto da indire referendum in proposito, come l’Ungheria il prossimo 2 ottobre, l ’Unicef conferma che la maggioranza del fenomeno dell’immigrazione si concentra in 10 Paesi asiatici e africani, in testa ai quali c’è la Turchia e, in proporzione al suo numero di abitanti, il Libano,  dove 1 abitante su 5 ha lo status di rifugiato.

Come ha affermato Justin Forsyth, vice direttore dell’Unicef, è importante ricordare “ai molti governi europei che credono di dover affrontare un fenomeno travolgente, che il maggior carico del fenomeno migratorio è sulle spalle dei paesi della stessa regione dove avvengono le crisi”.

La situazione europea

Eurostat ha pubblicato nel luglio 2016 i tassi di natalità nell’UE, dove per la prima volta il rapporto tra natilità-mortalità è risultato negativo. Complessivamente nei 28 Paesi della Comunità pre-Brexit, nel 2015, la popolazione è cresciuta, passando da 508,3 a milioni a 510,01 milioni, ma solo grazie agli immigrati residenti, perché tra i nativi europei i decessi hanno superato le nascite: 5,2 milioni i primi, 5,1 milione di secondo. E tra i Paesi UE è ’Italia ha detenere il tasso di natalità più basso, a conferma della tendenza degli ultimi anni.

L’Europa, quindi dovrebbe fare tesoro delle parole del rapporto Unicef, quando ci ricorda che la migrazione è un’opportunità sia per i minori, per i

Giovanni Manoccio. Sindaco di Acquaformosa

Giovanni Manoccio. Sindaco di Acquaformosa

quali sono però indispensabili “rotte legali e sicure”, sia per le società che li accolgono e riescono ad integrarli.

Le analisi socio economiche delle comunità benestanti e progredite, dove i migranti sono riusciti a costruirsi una vita, sono unanime nel riconoscere l’apporto che i migranti danno attraverso il pagamento di tasse e contributi alle società accoglienti è superiore all’aiuto che ricevono.

Hanno riempito – e abbiamo bisogno che continuino a farlo –  le “lacune nel mercato del lavoro” sia nelle funzioni specializzate sia in quelle manuali. E spesso ridanno vita, combattendo lo spopolamento e contribuendo alla ripresa economica e all’innovazione, a piccoli comuni, altrimenti destinati ad una lenta estinzione, come  dimostrano in Italia i casi dei Comuni di Riace e Acquaformosa in Calabria.

Le opportunità che il fenomeno della migrazione offre all’Occidente, sono talmente alte ed evidenti, che le analisi e  le indicazioni del rapporto dell’Onu, collimano, paradossalmente, con quelle, di certo non assistenziali, del Fondo Monetario Internazionale quando sostiene che il numero straordinario dei migranti in Europa porterà benefici a tutta l’economia dell’area, ma soprattutto a quei Paesi dove l’emigrazione è maggiore.

E saranno benefici che vedremo in breve termine, secondo le previsioni del Fondo Monetario che indica, come probabile, che il Pil della Germania, Svezia e Austria, le tre nazioni che hanno accolto il maggior numero di rifugiati, nel 2017 crescerà rispettivamente dello 0,3, 0,5 e 0,4 per cento.

rapporto-unicef-sono-50-milioni-i-bambini-rifugiati-profughi-e-migranti-2Quindi se non per generosità almeno per pragmatismo, ci auguriamo che tutti, dai governati ai singoli cittadini, riflettano sulle parole di Anthony Lake, Direttore esecutivo dell’UNICEF, quando si interroga sul futuro:  Quale prezzo pagheremo tutti se non garantiamo a questi giovani un’istruzione e l’opportunità di vivere un’infanzia normale? Come potranno contribuire positivamente alla società? Se non potranno farlo, non solo non ci sarà futuro per loro, ma anche le società ne pagheranno un prezzo.

La pubblicazione del rapporto “Sradicati” è propedeutica ai 2 vertici sulla crisi dei rifugiati che si terranno a New York il 19 e il 20 settembre 2019 organizzati rispettivamente dalla stessa Onu e dal Governo Usa.

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