Usa. Il caffè etichettato come le sigarette: nuoce gravemente alla salute
Non ci sono studi scientifici che provano la nocività della tazzina di caffè per la nostra salute, eppure negli Usa, l’associazione non profit The Council for Education and Research on Toxics chiede a gran voce che il caffè sia accompagnato dall’etichetta che nuoce gravemente alla salute, come accade già sui pacchetti delle sigarette.
L’allarme parte non dalla bevanda in sé, ma dalla procedura che viene eseguita per la torrefazione dei chicchi di caffè: sottoposti a una temperatura troppo alta sprigionerebbero una sostanza chimica l’acrilammide. Ed è l’acrilammide che appare da tempo nella lista delle sostanze a rischio cancro stilata dal National Cancer Institute (Nci) ripreso poi dall’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare) nel rapporto riferente al periodo (2015-2016).
C0s’è l’acrilammide
Il rapporto Efsa spiega cos’è l’acrilammide. Una sostanza chimica che viene sprigionata quando gli amminoacidi e gli zuccheri sono sottoposti ad alte temperature. Soprattutto l’amminoacido asparagina quando è esposto a temperature troppo elevate produce acrilammide. Quest’ultima sostanza, dunque si forma naturalmente negli alimenti ricchi di amidi e asparagine quando cotti a una temperatura superiore ai 120° come: il pane tostato, i prodotti da forno, le patate fritte, le patate al forno e, appunto il caffè e (attenzione) i sostitutivi del caffè come l’orzo.
Tra gli alimenti riportanti i valori più alti di acrilammide i crackers salgono sul podio, biscotti e pane croccante, con una quantità poco superiore ai 200mcg/kg, vincono il bronzo; argento al caffè torrefatto con 250 mgc/kg; oro assoluto per i sostituti del caffè (orzo) con 1500 mcg/kg e 700 mgc/kg per il caffè solubile.
Anche il rapporto Efsa dichiara che non si è in grado di stabilire a che quantità di assunzione l’acrilammide diventa pericolosa. Una soglia sicura, perché considerato quantitativo a effetto “trascurabile”, sarebbe 0,17 mg per Kg di peso corporeo al giorno. Da considerare che parlando di peso corporeo i bambini sono i soggetti più a rischio.
La causa americana alle grandi aziende
Tornando negli Usa la battaglia per ottenere l’avviso ai consumatori dell’eventuale nocività del caffè risale ad anni fa. Nel 2010 il Council for Education and Research on Toxics ha intentato una causa contro importanti aziende che producono o vendono caffè come la famosa Starbucks, chiedendo loro oltre una multa, l’obbligo di avvisare i clienti dell’eventuale pericolo del consumo del caffè, ossia affiggere cartelloni ben visibili ai clienti.
Raphael Metzger, l’avvocato che rappresenta l’Ong, specifica che l’obiettivo della causa è, soprattutto, ottenere un processo di tostatura che riduca l’acrilammide nel caffè.
Giusta causa, ma che andrebbe estesa anche a tutti i produttori di fast-food. Perché come la mettiamo con le patatine fritte, per esempio, tanto amate da grandi e piccini?