La sicurezza di vivere in una società consapevole

Un concerto di musica trap in una discoteca di una cittadina, nei pressi di Ancona per una platea di giovanissimi, finito in tragedia. La drammatica vicenda di Corinaldo avvenuta venerdì 7 dicembre 2018 lascia tutti sgomenti. Ad oggi, sono otto gli indagati.

Un minorenne è stato accusato di omicidio preterintenzionale, lesioni dolose e lesioni colpose mentre i quattro proprietari e i tre gestori del locale Lanterna Azzurra dove si è svolto il concerto sono perseguiti per omicidio colposo aggravato.

Si parla di una concatenazione di cause che ha determinato l’evento funesto. Il dibattito si apre e sprofonda sull’analisi critica di responsabilità parallele, le voci si sommano, si confondono e si perdono rispetto a un dolore profondo.

Da più fronti, si addita la colpa alla vendita spregiudicata dei biglietti che sembra sia stata totalmente fuori controllo. L’irregolarità della distribuzione dei tickets ha determinato un’affluenza di pubblico tanto ingente da andare ben oltre l’effettiva capienza del locale. Un surplus di clienti che porta denaro nelle casse dell’organizzazione, come ogni surplus che si rispetti e, parimenti, rende precaria la sicurezza, mettendo a repentaglio la vita di giovani. Troppi giovani, troppo giovani.

Secondo recenti ricerche, sembra che si sia abbassata notevolmente l’età dei fruitori delle notti brave diffuse su tutta la penisola. Dunque, dalle Dolomiti agli Appennini, una fiumana di minorenni, al di sotto dei 14 anni, inseguono il divertimento s-frenato; quell’età facilmente cadono i freni inibitori.

Così il popolo della sera viene accalcato alla rinfusa davanti ad un locale all’insegna “dell’apriti Sesamo”, nell’attesa  che sia possibile l’accesso, saggiamente ordinato dal “buttafiori”.

Quello che è successo a Corinaldo: una massa inconsapevole di minorenni resta lungamente davanti all’entrata, freme per ascoltare il concerto del proprio idolo che giunge intorno alla mezza notte. Tardi, molto tardi. E non è morale spicciola, bensì un’amara considerazione.

Se l’abitudine dei gestori della notte è posticipare gli eventi, non si può negare che in quella temporalità sospesa si possa creare instabilità e confusione. Eccitazione da consumo di alcool e sostanze, ad esempio. Lo sballo, un mix micidiale, sostenuto da un genere musicale, il trap, ora messo sotto accusa. Tuttavia non più e né meno, alternativo di altre sonorità idolatrate dai giovani di ogni epoca.

Ancora un altro elemento degno di nota è il fatto che i giovani adolescenti posseggano il fatidico spray al peperoncino, un’ arma a tutti gli effetti. D’accordo un ordigno per la difesa, questo nessuno lo nega, ma da utilizzare con criterio e consapevolezza, solo se necessario. Nessun alibi per chi ne fa un abuso insensato.

Ebbene, vien da chiedersi, quale sia il motivo che spinge un o una giovane a spruzzare il peperoncino, ovvero a giocare impropriamente con un’arma. La voglia di ricorrere a gesti esemplari? Il desiderio di farsi notare? La spavalderia di creare panico? Qualunque sia la risposta, ciò che sembrerebbe innegabile è una fenomenologia ormai diffusa che esalta una spettacolarità artificiosa e pericolosa.

Infine, non meno importante, il nodo dolente della sicurezza, un sistema, quello della Lanterna Azzurra, inadeguato come dimostra l’uscita sulla rampa dove si sono spente delle vite. Ci sarebbero voluti controlli frequenti che avrebbero potuto garantire il rispetto di tutte le norme. Indubbio.

Poi, altro quesito: gli undici bodyguard erano preparati a gestire l’emergenza? Erano davvero consapevoli del proprio ruolo? Non basta saper sedare le risse, bisogna conoscere nel dettaglio il piano di evacuazione ed essere in grado di spiegarlo. Pensiamo che in aereo o su una nave crociera prima di partire personale specializzato indica le vie di fuga e i vari dispositivi, insomma fornisce tutte le informazioni utili a gestire possibili emergenze.

Quando si parla di sicurezza e prevenzione ci si deve rifare al decreto 81 del 2008, un compendio legislativo che sancisce le regole per evitare e affrontare emergenze sui luoghi di lavoro. E una discoteca è un luogo di lavoro a tutti gli effetti. Se si legge con attenzione la normativa si scopre che ognuno è responsabile dell’attività di prevenzione, non solo chi è formalmente addetto a ruoli di responsabilità.

Detto altrimenti, tutti abbiamo il diritto di sostare in luoghi sicuri, ma al contempo ognuno di noi ha il dovere di segnalare tutte le anomalie riscontrate. Ad esempio, uscite ostruite o inadatte a far confluire la folla. Dunque, un genitore si dovrebbe assicurare che il locale che accoglie il proprio figlio sia effettivamente sicuro. Cosa ne dovrebbero sapere i nostri giovani di sicurezza, loro che forse sono solo le vittime di una cultura della superficialità incalzante?

Strumenti di conoscenza sono da attivarsi e diffondersi per renderci quanto mai cittadini attivi. Una risposta ci potrebbe venire dal programma di alternanza scuola lavoro, la legge 107 del 2015 che rendendo obbligatorio la conoscenza del decreto 81, ha il pregio di aver avvicinato i nostri studenti al tema della sicurezza.

Quanto mai importante, che chi è deputato ad entrare nelle aule a spiegare il Decreto sicurezza, vada oltre la teoria, e rendi concreta una materia così delicata e importante, per esempio invitando i discenti a guardarsi intorno per scoprire dove viene applicata correttamente la legge nella quotidianità dei luoghi pubblici che sono soliti frequentare, iniziando proprio dai luoghi di diversione: discoteche, bar, pizzerie, stadi, pub, teatri, cinema….

Essere cittadini consapevoli dei propri spazi, della propria salute e sicurezza è l’unica via per renderci davvero liberi e, per quanto possibile, sicuri.

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