Ospedali al collasso. Alla ricerca di soluzioni condivise
“L’Italia si colloca al 22° posto nella classifica europea posti letto ordinari e terapia intensiva” è uno dei dati emerso nel corso della conferenza online di Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, recentemente organizzato da FoSSC, la sigla che riunisce le 30 società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani.
10 anni di tagli
“ll progressivo depotenziamento dell’assistenza ospedaliera del nostro Paese è nei numeri – ha detto Walter Ricciardi, presidente del Mission Board for Cancer’ dell’Unione Europea intervenendo alla conferenza -. In dieci anni (2010-2019), gli istituti di cura sono diminuiti da 1.165 a 1.054, con un taglio di circa 25mila posti letto di degenza ordinaria (da 215 mila a 190 mila). Non solo. Il personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale è diminuito di 42.380 unità (da 646.236 a 603.856) e il definanziamento della sanità ha raggiunto i 37 miliardi. La pandemia ha mostrato la debolezza del sistema e l’attuale crisi dei Pronto Soccorso non è altro che il risultato di anni di tagli e la punta dell’iceberg di un sistema ospedaliero in affanno. E le proposte di riforma della medicina territoriale (Decreto Ministeriale 71) sono insufficienti a colmare le gravi lacune sempre più evidenti, che rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza. L’esigenza di avvicinare le cure all’ambiente di vita dei pazienti non può essere soddisfatta semplicemente con la creazione di nuove strutture, le cosiddette Case di Comunità (una ogni 50mila abitanti), definizione peraltro impropria in quanto non di comunità si tratta bensì di popolazione, o peggio i Distretti sanitari (uno ogni 100mila abitanti), come previsto dal DM 71. Per questo serve un nuovo modello, in cui territorio e ospedale siano interconnessi. A partire da un ospedale “adeguato”, che sia esteso al territorio, ridefinendo i parametri che finora ne hanno caratterizzato l’organizzazione e che risalgono al 1968”.
Prepensionamenti e fuga di cervelli
Antonio Magi, presidente OMCEO Roma (Ordine dei Medici-chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma), ha sottolineato come questo scenario non solo coinvolge tanti ammalati ma anche la professionalità di tanti medici e si trova allineato con la FoSSC, nel “cercare soluzioni condivise” come ha specificato il coordinatore della Rete, Francesco Cognetti all’agenzia Dire, che ha aggiunto un altro elemento negativo: i giovani medici che si formano in Italia e poi cercano lavoro all’estero, in particolare in Germania.
“Si può comprendere come il fenomeno della ‘fuga dei cervelli all’estero’ esiti in numeri importanti e a questo a peggiorare la situazione ci sono i prepensionamenti e l’abbandono di specialità ‘scomode‘ come le medicine d’urgenza, i Pronto Soccorsi e le terapie intensive – ha spiegato Cognetti- . Ci troviamo in una situazione grave e nessuno ci pensa. Il problema è diffuso su tutto il territorio nazionale. E il dualismo che spesso si ingaggia tra Stato centrale e Regione non giova anche in termini di velocità nell’approvare provvedimenti necessari. E’ un problema storico che va affrontato. Il Governo centrale ha dei poteri di sostituzioni su determinati temi rispetto alle regioni ma questo non è mai accaduto. Particolarmente dolorosi sono stati i piani di rientro con tagli lineari che hanno contribuito ad acuire le difficoltà negli ospedali” ha concluso Cognetti.