Può diventare la laicità una forma di ideologia?
Clara Ferranti (nella foto a lato), docente presso l’università di Macerata ha sospeso la sua lezione in nome di un momento di raccoglimento, gli studenti a recitare una preghiera comune per la pace, l’Ave Maria. Subito è insorta la polemica, gli animi si sono accesi.
L’agorà della protesta stavolta è stata la piattaforma dove gli studenti hanno mostrato il loro disappunto. In questo autunno caldo per la scuola anche il web si apre alle processioni di chi manifesta.
Dunque, a quanto pare, la massa degli indignati ha considerato il gesto come un’imposizione, cosicché l’eco della litania d’ateneo varcasse i confini universitari per estendersi altrove. In virtù di ciò il Rettore, Magnifico per definizione, ha sospeso la professoressa.
Una decisione estrema per alcuni, giusta per altri. Come sovente accade quando si discute di religione si aprono fazioni. Ogni fede ha i suoi sostenitori. E talvolta la laicità diviene ideologia.
Così, i sostenitori del sì. Si può, anzi si deve pregare hanno considerato la punizione un eccesso di potere. Infondo, quella preghiera, nello specifico l’Ave Maria, è un atto di fede, la nostra fede. Una modalità di interfacciarsi con Dio che affonda le sue radici nella nostra tradizione nazional popolare. Noi italiani, cattolici, non siamo forse liberi di invocare Dio, il nostro Dio, come ci hanno insegnato? Perché privarci di questa libertà? La scuola, in fondo, è già stata depauperata del Crocifisso, stendardo di autonomia religiosa, di conseguenza sembrerebbe un ulteriore oltraggio privare i nostri alunni della possibilità di pregare.
D’altro canto, è pur vero che all’interno delle nostre aule non tutti prediligono la stessa confessione. Pertanto, chi era a lezione ed ha visto interromperla per recitare una preghiera che non riconosceva sua, certamente si può essere infastidito. Magari lo sconcerto è nato proprio dall’esigenza di ribadire la libertà di culto, che tutto sommato dovrebbe essere un traguardo ormai assodato. Un segno appunto di pace, una pace voluta e sostenuta.
Eppure, al di là di fazioni dal vago sapore destra e sinistra, interessante resta notare che, trattandosi di un Ateneo pubblico, forse sarebbe stato più opportuno invitate gli studenti a pregare, ognuno secondo la propria religione invocando il proprio Demiurgo. Perché un istituzione pubblica comunque vada tiene conto del suo vasto pubblico.
Tuttavia una domanda soffusa alleggia tra i bit e i quark dell’esistenza: oggi è davvero impossibile pregare uniti senza che si invochi l’ integralismo religioso, in cui ognuno si appella al proprio Dio? La preghiera è semplicemente un atto universale.