Arte. Bernardo Bellotto. Chi era costui?

Oggi il pubblico riserva grande accoglienza alle mostre dove può ammirare opere di grandi pittori, talvolta poco conosciuti, ma che restituiscono – con un’ efficacia pari (quando non superiore) ad artisti  più fortunati –  luoghi,  situazioni e tradizioni della nostra storia.

La pittura è uno strumento indispensabile per ricostruire e conoscere più a fondo un passato che fa parte di ciò che abbiamo già vissuto e del quale ancora c’è molto da sapere. Grande merito, dunque, va alla Fondazione Ragghianti di Lucca che fino al 6 gennaio 2020 espone, nella Sala Blu di Prussia, una collezione di quadri a firma di Bernardo Bellotto. Vi domanderete: “Chi era costui?”

Ebbene i secoli d’oro del ‘600 e ‘700 hanno sfornato, per così dire, artisti a getto continuo, tra i quali il noto Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697 – 1768), che non solo ha immortalato Venezia in tutta la sua bellezza, ma è stato il maestro di Bernardo Bellotto, figlio di sua sorella Fiorenza, ed ha pure istruito nell’arte del colore l’altro nipote minore, Pietro.

Dati i tempi e le condizioni delle strade, gli artisti non dimoravano a lungo negli stessi luoghi, ma viaggiavano  percorrendo in lungo ed in largo non solo la penisola ma attraversavano anche buona parte dell’Europa. Bernardo Bellotto, seguendo la madre ed il fratello Michele, bravissimo tipografo, lasciò Venezia e si innamorò della Toscana, dove  a 18 anni dipinse la piazza San Martino di Lucca.

Correva l’anno 1740 e Bernardo percorse tutto il territorio toscano e ne riportò nelle tele non solo le immagini ma anche quelle prospettive architettoniche che ancor oggi rappresentano i tracciati di  come erano progettate piazze e vie di tante città.

Con la straordinaria luce argentata che si sprigionava da quei dipinti nacque lo stile dell’artista, il cui tocco vivace e profondo produceva ombre e trasmetteva la sensazione di essere all’interno del quadro, vivendo l’atmosfera stessa.

Un prezioso documento d’epoca, composto di disegni a penna ed inchiostro, chiamati capricci, che restituiscono, a secoli di distanza, luoghi suggestivi, in grado di suscitare nel visitatore, specie se studioso di urbanistica,  autentici cataloghi  di architettura, fondamentali anche a fine didattico e formativo. La mostra, dunque, oltre al suo valore artistico, rappresenta un inestimabile strumento di apprendimento sullo  sviluppo urbanistico, evidenziando il processo di progettazione e qualificazione del territorio.

Ulteriore testimonianza dell’arte del Nostro, le troviamo nella città di Firenze, con le opere  Arno al Tiratoio, a Pontevecchio e il tratto della Vaga Loggia con San Frediano in Cestello. La maggior parte di esse proviene dalla collezione di Giorgio III e Giorgio IV (sovrani del Regno Unito); altre si trovano a Varsavia ove il pittore si trasferì nel 1764, ottenendo grandi successi ed ivi morì.

Vedendo quei quadri il confronto con lo zio è facile e naturale ma in quelle raffigurazioni è visibile una più reale visione della prospettiva dell’immagine che spesso fa  giudicare come l’allievo abbia superato il maestro.

Le vedute di Lucca, in tutta la sua straordinaria bellezza, con la piazza centrale e i luoghi intorno alla cattedrale e alla chiesa di San Maria Forisportam sono il focus di questa mostra, grazie anche alla collaborazione del Museo Szépmuvészeti di Budapest.

All’interno delle sale vi è esposta la camera ottica in legno, vetro e specchio, usata dal Canaletto e concessa in prestito dal Museo Correr di Venezia.

Non ci resta che invitare, coloro che ancora non lo conoscono  di andare a Lucca, presso la Fondazione Ragghianti,  a visitare una parte dei lavori di Bernardo Bellotto, così da essere trasportati in un mondo di colori, geometrie, strutture e pure emozioni.

La mostra Bernardo Bellotto, 1740. Viaggio in Toscana, curata da Bożena Anna Kowalczyk e con l’allestimento di Daniela Ferretti è stata organizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

 

 

Fotografie: tele di Bernardo Bellotto – dall’alto: Lucca, Piazza San Martino e la cattedrale; Firenze, Piazza della Signoria

 

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