Emoz, la Scuola – Museo di Origami, si lancia alla conquista del mondo

A Saragozza, città nord orientale spagnola che si affaccia sul fiume Ebro, cinque anni fa è stata fondata la Scuola – Museo di Origami, l’EMOZ secondo l’acronimo in lingua spagnola, prima esperienza di tal tipo in Europa e che ora si prefigge di espandersi per tutto il continente e oltre. Il suo direttore Jorge Pardo, ingegnere che si è gettato nella creazione di questa istituzione nel dicembre del 2013, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Efe assicura che la Scuola – Museo in quest’arco di tempo è diventata il punto di riferimento per tutti i migliori artisti piegatori di carta e, aggiunge, che per gli stessi esporre le loro opere all’EMOZ rappresenta “il massimo cui possono aspirare”.

A testimonianza della veridicità delle sue dichiarazioni Pardo cita le ultime mostre allestite nel Museo: l’attuale dell’artista ungherese József Zsebe – che sta riscuotendo grande successo – e la precedente, intitolata Origami Vietnam, per la quale si sono cimentati per un anno (tanto ha richiesto la preparazione della mostra) circa 30 tra i migliori origamisti asiatici. Continua, il nostro direttore, citando i numeri: da luglio l’EMOZ figura tra i luoghi più visitati della città, spesso è al primo posto della classifica.

I visitatori sono ad oggi circa 150mila, con una media annuale di 25mila, il 60% sono stranieri, provenienti da tutto il mondo, fra cui dallo stesso Giappone, culla dell’arte degli origami. A tal proposito Pardo racconta della visita di un turista nipponico che dopo aver visto un servizio sull’EMOZ trasmesso dalla televisione giapponese si è messo in viaggio per raggiungere la Scuola-Museo.  D’altronde lo stesso Pardo figura tra gli spagnoli che nel 2019 hanno ricevuto una menzione speciale da parte del ministro degli Affari Esteri giapponese, Taro Kono.

Questo singolare Museo non è nato a Saragozza per caso. È precisamente in questa città che 75 anni fa è stato fondato il Gruppo Saragozza Origami del quale EMOZ è una delle sue derivazioni.  Del Gruppo  appartenevano e appartengono artisti che con la loro arte hanno conquistato il mondo, come ad esempio essere gli autori delle figure di carta che ogni anno il   Museum of Natural History di New York, oltre a donarle ai suoi visitatori, vi  decora l’albero di Natale il secondo più importante della città, dopo quello  del Rockefeller Center.

Origami (dal giapponese oru, piegare e kami, carta), indica l’arte di piegare la carta. Molto seguita in Asia (nata in Cina, si è diffusa poi in Giappone e Corea), ricorda però Pardo, esistono tradizioni della piegatura tra gli Arabi e in Occidente, incluso il Sudamerica. Un’estensione dell’arte che ha prodotto una fioritura di tecniche che quasi impedisce di individuarne una ben precisa.

L’EMOZ ne ha adottate 7: la Tradizionale (la più semplice), l’Essenziale (che si caratterizza per le poche piegature), la Scultoria (con la carta inumidita), l’Iperrealista (con figure complesse) la Tassellazione (figure geometriche), la Modulare (incastro di molti pezzi, senza nessun piegamento della carta) e l’Organico (molti piegamenti di carta stropicciata).

 

Sette tecniche per una Scuola-Museo che ha destato l’interesse internazionale e, per questo, conclude Jorge Pardo, non si accontenta più di essere un’istituzione unica al mondo ma vuole andare per il mondo aprendo sedi a New York, Dubai, Tokio o Los Angeles. Noi auspichiamo anche in qualche nostra bella città.

 

 

Fotografie dall’alto: 1) Saragozza (Spagna) –  Jorge Pardo, direttore dell’EMOZ all’interno della Scuola-Museo; 2) origami dell’artista ungherese József Zsebe, per la mostra ‘Papel y Forma’ 2019; 3) dalla mostra ‘Origami Vietnam; 4-6) origami da mostre presso l’EMOZ

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