Henri Cartier Bresson. Il francese un po’ palermitano

La prima volta che venne in Italia, il celebre fotografo francese Henri Cartier-Bresson, era poco più che ventenne. Erano i primi anni ’30 del Novecento e aveva deciso di lasciare la pittura (iniziato dai surrealisti) per dedicarsi alla fotografia, e con l’amico André Pieyre de Mandiargues, poeta e scrittore, con la pittrice Leonor Fini (compagna del secondo) e con sua seconda Laica – comprata in Africa (la prima l’aveva comprata a Marsiglia) -, visitò Milano, Firenze, Siena, Trieste, Venezia

Fu quello un viaggio di piacere. Molto diverso da quello che Cartier – Bresson fece dopo la guerra, sollecitato dallo scrittore e pittore Carlo Levi affinché visitasse la sua amata Basilicata (della quale Levi si innamorò per sempre durante i giorni del confino perché antifascista) e il Meridione tutto.

Il fotografo francese, ormai diventato celebratissimo protagonista del fotogiornalismo (era soprannominato  ‘l’occhio del secolo’),  in quell’occasione viaggiò con lentezza, osservando e ritraendo il mondo urbano e rurale, amando soprattutto Scanno e Matera – per gli abitanti così “particolarmente ospitali” – pur percorrendo tutta l’Italia, comprese le isole.

Le ‘origini’ palermitane

Si sentiva in parte italiano, anche se era nato nella Francia settentrionale. Lo notò il collega, l’altrettanto celebre Robert Capa (insieme avevano fondato la storica Agenzia Magnum) che nel dicembre 1951 gli scriveva: “Sembra che l’Italia ti piaccia molto” e il francese, pronto, spiegò di essere un po’ palermitano, considerato che era il “primogenito in famiglia, i miei genitori hanno trascorso la luna di miele a Palermo e io sono nato esattamente nove mesi dopo. Il momento del concepimento è più importante di quello della nascita; il desiderio è più importante del luogo di nascita, del posto in cui si finisce”.

Sappiamo di questi scambi epistolari grazie a un altro fotografo, Francesco Scianna, il primo italiano a far parte della scuderia Magnum, è autore del libro Cartier Bresson – libro dopo libro, con l’introduzione di Stefano Bartezzaghi (ed. Contrasto).

Le indimenticabili (stereotipe) donne vestite di nero

Fotografò l’Italia fino agli anni Settanta. Furono per Bresson quarant’anni di profonda osservazione per piacere o per lavoro: ricordiamo i servizi che realizzò per Life, Harper’s Bazaar, Holiday, Vogue, ma anche i lavori sullo sviluppo dell’industria italiana come richiesto dalla Olivetti per fotografare il suo stabilimento di Pozzuoli o dall’Alfa Romeo.

Quarant’anni fondamentali per lo storia dell’Italia. E ‘l’occhio del mondo’ ne registrò le grandi mutazioni sociali, anche se le sue immagini più famose (e che faranno scuola) rimangono le donne vestite di nero, con il capo coperto, sullo sfondo dei sassi, contribuendo, involontariamente, a fissarle nell’immaginario collettivo, generando, così uno stereotipo, duro a morire nei confronti dei costumi italiani.

Complici anche gli scatti che confluirono in uno delle raccolte fotografiche più famose di Bresson, Les Européens, pubblicata nel 1955, ritratto del Vecchio continente post-guerra.

A Rovigo

Oggi per conoscere l’Italia di Bresson basta andare a Palazzo Roverella di Rovigo dove è stata allestita la più ampia monografia sul fotografo francese e il suo rapporto con il nostro Paese.

Poco meno di 200 fotografie correlate da numerosi documenti – giornali, riviste, volumi, lettere – nel rispetto della loro cronologia che coincide con la vita professionale di Bresson che fotografò fino agli anni Settanta, quando decise di abbandonare la professione. Pur continuando a venire in Italia, innamorato dell’arte rinascimentale, come si legge nel testo introduttivo della mostra, redatto da Clément Chéroux, direttore della Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e curatore con Walter Guadagnino della rodigina Henri Cartier – Bresson e l’Italia.

Mostra fotografica: Henri Cartier-Bresson e l’Italia;

dove: Palazzo Roverella – Rovigo;

quando: fino al 26 gennaio 2025.

 

 

Immagine:  L’Aquila, 1951, scatto di Henri Cartier-Bresson – © Fondazione Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

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