John Florio. Il lessicografo italiano che sviluppò la lingua inglese
A John Florio o Giovanni Florio, illustre letterato del XVI secolo, la lingua e letteratura inglese dovrebbe riservargli maggior riconoscenza, ma onore e, sicuramente, maggior notorietà gliene dovrebbe anche l’Italia. Invece la conoscenza di questo lessicografo, linguista scrittore e traduttore supera di poco i confini degli addetti ai lavori.
I meriti indiscussi
Eppure John Florio ha contribuito allo sviluppo e all’ arricchimento della lingua inglese coniando oltre mille termini, posizionandosi subito dopo Chaucer e Shakespeare (come è ampiamente documentato dall’Oxford English Dictionary), ha composto il primo dizionario italiano – inglese e ha tradotto le opere di Boccaccio e i Saggi (Essais) del francese Montaigne.
Perché tradurre
In merito al lavoro di traduttore, a quel tempo poco in uso e molto discusso, Florio vi si dedicò con spirito di divulgazione. Grande amico di Giordano Bruno, nel periodo in cui il filosofo italiano trascorse all’Ambasciata di Francia a Londra, Florio lo menzionava nella prefazione dei Saggi come sostenitore della traduzione intesa come strumento sociale, fondamentale per trasmettere, diffondere e condividere la conoscenza.
Un modo per arricchire la cultura inglese e svilupparne la lingua, che Florio voleva elevare tra i linguaggi poetici più importanti nel panorama internazionale.
Le opere. Grande ispiratore di Shakespeare
Per alcuni Florio potrebbe essere il vero autore del First Folio* di Shakespeare (ne riparleremo), supposizione scartata dai molti studiosi, ma è certo che il grande autore inglese deve a Florio la traduzione dei Saggi del filosofo francese che menziona come fonte principale delle sue opere e la conoscenza di proverbi e frasi, 3 delle quali diventate titoli di sue commedie.
Nel 1578 furono pubblicati i First Fruites, un’opera formata dai scritti giovanili di Florio, che vi riportava anche una raccolta di proverbi italiani e un piccolo trattato sulla lingua italiana. Nel 1591 fu la volta dei Second Fruites, ancora un manuale di frasi idiomatiche italiane, più vari argomenti linguistici. Tale opera procurò a Florio il posto di maestro d’italiano presso Henr Wriothesley, conte di Southampton, il protettore e l’amico di Shakespeare, e presso di lui rimase stabilmente fino al 1597.
L’anno successivo usciva il suo World of Words, il dizionario italiano – inglese, di cui dicevamo, che Florio arricchirà nella seconda edizione del 1611 col titolo di Queen Anna’s New World of Words). Mentre la prima pubblicazione della traduzione dei Saggi nel 1603, marcò in Inghilterra l’esordio dell’essay come forma letteraria.
Cenni biografici
Dopo essere nato a Londra nei primi anni degli anni Cinquanta del Cinquecento, Giovanni Florio crebbe in Italia dove venne educato dal padre, il toscano Michelangelo Florio, coltissimo umanista e teologo di fede protestante e per questo esule in Inghilterra. Italiana anche la mamma, secondo lo scrittore John Aubrey, ma la cui identità non è giunta fino a noi.
Nel 1550 Michelangelo a Londra, diventato pastore della congregazione protestante italiana, era molto conosciuto dall’aristocrazia che ne apprezzava l’estesissima coltura. Dopo quattro anni, però, subentrò al regno d’Inghilterra e Irlanda, la sovrana cattolica Maria, desiderosa di sconfiggere la religione avversa. Michelangelo fu costretto nuovamente a fuggire con la moglie e il piccolo Giovanni, riparò a Soglio (Svizzera). Qui Giovanni crebbe, istruito affettuosamente dal padre che gli insegnò, fra l’altro, anche varie lingue.
Oltre all’italiano, Giovanni parlava francese, tedesco, spagnolo, inglese, latino, greco ed ebraico e intorno al 1575, quando tornò in Inghilterra, dopo qualche tempo, grazie al buon ricordo lasciato dal padre iniziò la sua carriera nel collegio della Maddalena a Oxford come istitutore di Emanuele Barnes, figlio del vescovo di Durham; vi rimase per parecchi anni in qualità di membro (1581) e insegnante di lingue. La carica di tutore di lingua reale nella corte di Giacomo I e Anna di Danimarca gli conferì un’alta posizione sociale.
Ma nonostante la carriera prestigiosa, Florio, il cui destino fu legato alle vicissitudini delle dinastie reali e alle turbolente vicende politiche di quei tempi, morì a Fulham (Middlesex) nel 1625, indigente.
Il suo Dizionario, poi corretto e completato della parte inglese-italiano da Giovanni Torriano, secondo i manoscritti dello stesso Giovanni, fu riedito nel 1659 e gli Essays fino all’edizione 1892-93 curata dallo storico e scrittore George Saintsbury.
Chi ha scritto Shakespeare?
Nel 2023 è uscito il libro Chi ha scritto Shakespeare? (Graus Edizioni) dove il giornalista e illustratore Umberto Mojmir Jezek, sostenuto ampiamente dall’anglista Marianna Iannaccone, conduce una vera e propria indagine letteraria, giungendo alla conclusione che Florio è il vero Shakespeare, paternità sempre negata perché italiano.
*nota: First Folio, termine con il quale gli studiosi si riferiscono alla prima pubblicazione avvenuta nel 1623 di 36 opere di William Shakespeare, intitolata Mr. William Shakespeare Comedies, Histories, & Tragedies. È considerata la fonte più attendibile della produzione dell’autore inglese.
Immagine: rappresentazione di John Florio (a sinistra) e William Shakespeare