Koyo Kouoh prima africana alla guida della Biennale di Venezia 2026

Koyo Kouoh sarà la direttrice del Settore Arti Visive dell’Esposizione Internazionale d’Arte 2026.  Prima direttrice africana alla guida della Biennale di Venezia, dunque, curatela della 61° edizione, come deciso dal Cda della manifestazione su proposta del presidente, Pietrangelo Buttafuoco.

Koyo Kouoh, nata in Camerun nel 1967 e cresciuta in Svizzera, come si legge sul sito della manifestazione, è dal 2019 direttrice esecutiva e Chief Curator dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo, in Sudafrica. Ha fondato e diretto il RAW Material Company, un centro per l’arte, la conoscenza e la società a Dakar (Senegal). Ha fatto parte del team curatoriale di documenta 12 (2007) e documenta 13 (2012), l’importante quinquennale d’arte di Kassel (Germania).

Nella 16esima posizione nella classifica dei Power 100 di Art Review, di recentissima pubblicazione, Koyo  Kouoh, oltre a valorizzare gli artisti africani, si è sempre mostra attenta ai temi del femminismo e della sessualità.

Come direttrice esecutiva e curatrice del Zeitz Museum of Contemporary Art Africa con sede a Città del Capo (Sudafrica) ha curato mostre d’arte incentrate sulla narrazione della storia e della società. Ricordiamo “Inquietudine del passato; Sismografia della Lotta: verso una storia globale della critica e il simposio intitolato ” Poetica e Politica della pratica archivistica”.

A titolo esemplificativo, per evidenziare lo spirito dell’arte, promosso da Koyo  Kouoh, citiamo Past Disquiet (Inquietudine del passato ) realizzata sulla base di materiale documentario e di archivio, a cura delle autrici-curatrici libanesi, Kristine Khouri e Rasha Salti, ricerca condotta per oltre un decennio.

Costruita sulle fondamenta di quattro collezioni iniziali di arte che dovevano essere “musei solidali” o “musei in esilio”, in quanto incarnavano l’impegno di artisti con una particolare causa politica. La mostra ha incluso narrazioni, ricerche e storie recuperate e connessioni tra la “Mostra internazionale d’arte per la Palestina”, che si tenne a Beirut (Libano) nel 1978, il Museo internazionale della resistenza “Salvador Allende”, gli “Artisti contro l’apartheid” e Arte per il popolo del Nicaragua.

In occasione di suddette mostre, ha dichiarato al quotidiano online Sowetan life ” Ci sono diversi modi per raccontare una storia. Attraverso la musica, la cinematografia, la letteratura e l’arte. Come africani, ci sono diversi modi per raccontare le nostre storie, che secondo me, non raccontiamo abbastanza, perciò ho deciso di curare un’esperienza che mostri le nostre storie. Con queste esposizioni siamo in grado di portare alla luce la storia, e di far entrare l’arte nelle conversazioni della società. Queste conversazioni creano spazi di apprendimento, contemplazione e scoperta di sé.”.

 

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