La bella giornata di Raffaele La Capria
“A me fa paura più l’eternità che la morte che considero come una liberazione dall’eternità”. Questo diceva lo scrittore Raffaele La Capria, morto a Roma il 26 giugno 2022 alla viglia dei suoi cento anni che avrebbe compiuto il prossimo 3 ottobre.
Nato a Napoli, alla sua città aveva dedicato tra l’altro il libro Ferito a morte – con il quale aveva vinto nel 1961 il Premio Strega – descrivendola e descrivendone il malgoverno attraverso il ritratto di una generazione.
Il capoluogo partenopeo La Capria l’ha sempre descritto con tutte le sue virtù e i suoi vizi. Eppure se leggesse queste righe ci tirerebbe le orecchie. Aveva scritto una lettera aperta (rimarcata nell’intervista che rilasciò a Paola Zanuttini nel 2013 per La Repubblica) dove, mascherata dall’ironia esprimeva la sua irritazione verso il destinatario: il “caro lettore italiano” che della sua ampia produzione letteraria aveva dedicato attenzione proprio a Ferito a morte, tralasciando magari Un giorno d’impazienza” (1952), Amore e psiche (1973), La neve del Vesuvio (1988), L’amorosa inchiesta (2006); saggi, quali Letteratura e salti mortali (1990), L’occhio di Napoli (1994), La mosca nella bottiglia (1996), Napolitan Graffiti (1998), Lo stile dell’anatra (2001) e il saggio-intervista Me visto da lui stesso. Interviste 1970-2001 sul mestiere di scrivere (2002).
Sposato con l’attrice Ilaria Occhini, nipote dello scrittore Giovanni Papini, e padre della sceneggiatrice Alexandra, La Capria ha dedicato al cinema molto del suo lavoro co-sceneggiando molti film di Francesco Rosi (“l’amico più importante”) tra i quali Le mani sulla città (1963 – Leone d’Oro a Venezia) e Uomini contro (1970) ed ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film Ferdinando e Carolina (1999).
Traduttore di alcune delle opere teatrali di Jean-Paul Sartre, Jean Cocteau, T. S. Eliot, George Orwell, La Capria fu anche giornalista, collaboratore de Il Mondo, Tempre presente e il Corriere della Sera e dal 1990 condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti.
Dopo aver vissuto in Francia, Inghilterra e Stati Uniti La Capria scelse di stabilirsi a Roma; ci abitava fin dagli anni Cinquanta.
A Paola Zavattini disse: “Per me la cosa fondamentale è la bella giornata, è l’aspirazione in fondo alla mia testa e ai miei libri. Quando mi sveglio al mattino e vedo un raggio di sole che filtra dalle imposte e stampa sul muro un geroglifico luminoso e tremolante capisco che è una bella giornata e il cuore mi si riempie di gioia. Ma non c’è bella giornata che non sia traversata da un’ombra”.
L’ombra della nostra odierna bella giornata è la sua scomparsa.
Riposa in pace caro Raffaele, libero da quella che deve esserti sembrata l’eternità del corpo.