Souvenir storici a colpo d’asta
Voglia di memorie per gli appassionati. In Francia è tempo di aste di emblematici oggetti ricchi di fascino e di valore che ne segnano storia.
Il 1° dicembre 2020, presso la casa d’aste Artcurial di Parigi, verrà messa in vendita una sezione originale della scala elicoidale della Torre Eiffel. Si tratta di un pezzo appartenente della scala originale che nel 1889, all’edificazione del monumento, collegava il secondo e il terzo piano della Torre.
Negli anni Ottanta del secolo scorso, dopo l’installazione di un ascensore, la scala venne smantellata e tagliata in 24 pezzi. Di questi soltanto uno è rimasto al primo piano del celebre monumento parigino e tre sono stati donati ai musei di Orsay e La Villete della capitale e al Musée de Fer (Museo di Storia del Ferro) di Nancy.
I 20 restanti sono stati venduti all’asta e acquistati dai collezionisti di tutto il mondo. Alcuni, riferisce l’agenzia spagnola Efe, fanno bella mostra di sé nei giardini della Fondazione Yoishii di Yamanashi in Giappone, vicino alla Statua della Libertà a New York e in Italia. Nel 2011, infatti, la Fondazione Sorgente Group si aggiudicò una porzione della scala elicoidale dalla casa d’asta Christie’s di New York, poi esposta l’anno successivo a Roma, presso la Galleria Alberto Sordi, già Galleria Colonna.
Tornando al presente, la prossima sezione andrà all’asta con un prezzo di vendita stimato tra i 30mila e i 40mila euro.
Gradini costosi, penserete. Sempre meno, in realtà, della scarpetta appartenente all’ultima regina di Francia, la famosa quanto sfortunata Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI; messa all’asta il 15 novembre 2020 è stata battuta per 43,750 euro, dopo la stima che oscillava tra gli 8mila e i 10mila euro.
Un pezzo rarissimo questa scarpa di oltre 2 secoli fa, in seta e pelle, suola in cuoio, tacco alto 4,7 centimetri e recante la scritta Soulier de Marie-Antoinette data a M. de Voisey, lunga 22,5 centimetri, corrispondente al numero 36.
Il cimelio, riporta la stampa francese, è stato conservato fino alla vendita dalla stessa famiglia, che l’ha accuratamente custodito di generazione in generazione.
Dopo la tragica morte della regina (ghigliottinata il 16 ottobre 1793 a Parigi, condannata della Rivoluzione francese) la scarpa finì nelle mani di Marie Emilie Leschevin, intima amica di Madame Campan (prima cameriera di Maria Antonietta) e moglie di Charles Gilbert de Lachapelle (commissario della casa sotto Luigi XVI) e antenata degli ultimi proprietari.
Questi ultimi sono loro stessi una prova dell’autenticità della scarpa, spiegano gli esperti, oltre che per la sua forma e fattura (cuciture e i materiali).
Dello stesso catalogo anche un baule da viaggio del guardaroba di Maria Antonietta (stima tra i 6 e gli 8mila euro) e un altro dello stesso valore appartenente alla figlia Maria Teresa (delfina di Francia, l’unica sopravvissuta della famiglia reale) che aveva con sé durante gli anni della prigionia alla Torre del Tempio (Parigi). Rispettivamente sono stati venduti per 27.500 euro e 10.650 euro.
Dello stesso lotto ha fatto parte anche una rarissima lettera firmata da Caterina de’ Medici (Firenze, 13 aprile 1519 – Blois, 5 gennaio 1589) consorte del re Enrico II e reggente fino al 1559, negli ultimi tempi rivalutata dagli storici. Stimata tra 1000 e 1500 euro, la missiva autografa è stata venduta per 2250 euro.
Ma il pezzo più costoso di questi ‘souvenir storici della famiglia reale’ è stato il quadro del pittore François-Jean Garneray (1755-1837), che rappresenta Molière invitato alla tavola del Re Sole nell’anticamera dei cani a Versailles. È stato acquistato dall’Assemblea dei Musei Nazionali per 75mila euro, per destinarlo alla Comédie française.
Centocinquantanove sono stati i lotti di quest’asta organizzata a porte chiuse (a causa della pandemia) presso Hôtel des vente du château di Versailles dalla casa d’aste Osenat e trasmessa in streaming, mentre gli acquirenti facevano offerte sulla piattaforma o per telefono.
Memorie storiche “ricordi legati a re e regine molto rari” ha commentato Jean-Christophe Chataignier, direttore della casa d’aste, sfuggiti “agli orrori” della Rivoluzione francese.