Norman Rockwell. Fianco a fianco con la storia
Non c’è biografia dell’artista Norman Rockwell (1894 – 1978), che tralasci quanto questo illustratore statunitense abbia influenzato le generazioni successive.
Osservando le sue opere, d’altronde, anche un occhio profano ricava questa informazione: la simmetria della composizione e delle forme, estremamente comunicative nella loro semplicità, non ci ricordano i più affermati e celebri street artists del momento?!
Norman Rockwell li ha anticipati non solo nello stile ma anche nell’uso dei disegno per denunce di carattere sociale e civile.
La sua opera più famosa, infatti, The problem we all live with ( Il problema con cui tutti conviviamo) realizzata nel 1964, si basa sulla faticosa integrazione degli afro-americani nella società.
Il dipinto raffigura Ruby Bridges, una bambina di sei anni nel suo primo giorno di scuola. Sembra una scolara come le altre. In realtà è circondata dagli uomini delle US Marshals perché è una dei pochi studenti selezionati per avviare a New Orleans il processo di desegregazione, dopo la decisione della Corte Suprema del Brown V. Board of Education del 1954.
Era il 1960 quando Ruby fece il suo ingresso alla William Frantz Public School di New Orleans. Quel giorno la piccola mostrò molto coraggio, uno degli agenti della sicurezza, Charles Burks, raccontò che sebbene la folla presente esprimesse violentemente il suo dissenso, la piccola “non ha mai pianto. Ha marciato come un piccolo soldato e siamo tutti molti orgogliosi di lei”.
Una volta adulta Bridges ridimensionò il suo coraggio, attribuendo il suo fare composto e controllato di allora alla “innocenza infantile”.
“Non sapevo assolutamente nulla di razzismo, quel giorno andavo semplicemente a scuola. Non sapevo nulla di quello che stava accadendo quel giorno” spiegò nel 2011 all’allora presidente degli Stati Uniti, Barak Obama che decise di esporre temporaneamente il quadro alla Casa Bianca.
In quell’occasione Obama osservò che senza la prodezza di quei bambini neri di allora “io non potrei essere qui” ossia non sarebbe diventato il primo presidente afroamericano degli Usa.
Rockwell, secondo mymodernmet, con il suo dipinto evoca soprattutto l’innocenza della bambina attraverso le sue piccole dimensioni, in confronto alle grandi figure anonime degli agenti senza volto, mentre sulla sfondo il graffito della parete “grida ” la denominazione dispregiativa nigger, negro.
Quando Ruby Bridge contemplò The problem we all live with appeso a una delle parete della Casa Bianca con il Presidente al suo fianco, espresse un commento quanto mai veritiero ed espressivo: “Stare fianco a fianco con la storia e guardare la storia”.
Rockwell aveva conquistato la fama con le sue copertine illustrate: 322 per il Saturday Evening Post, rivista bimestrale con la quale lavorò per 47 anni e dal 1963 per il Look Magazine con il quale collaborò per 10 anni, rivelando il suo interesse per la giustizia sociale che l’artista, già sessantenne. spiegò con l’autoironia che lo contraddistingueva: “Una volta cresciuto ho scoperto che il mondo non era il posto perfetto che avevo pensato che fosse”.
Prima di allora, Rockwell aveva ritratto immagini liete della quotidianità americana, per le quali nel 1977 ricevette la medaglia presidenziale della libertà dal presidente Gerald Ford che esaltò la “freschezza e chiarezza senza rivali. Intuizione, ottimismo e buon umore sono i tratti distintivi del suo stile artistico”.
Fama e onore per Rockwell, dunque, ma non da parte dei critici del suo tempo che consideravano debole e troppo semplice il suo tratto, privo di un autentico “merito artistico”.
E pensare che il dipinto Saying Grace – che apparve sulla copertina del Saturday Evening Post nel 1951 è ancora la preferita dai lettori dopo 4 anni come emerse da un sondaggio in merito – nel 2013 sia stato venduto all’asta da Sotheby’s di New York per 46 milioni di dollari.
Immagini: 1) dipinto ‘The problem we all live with’ di Norman Rockwell; 2) 1960, New Orleans, Ruby Bridges nel suo primo giorno di scuola; 3) 2011, Washington – Casa Bianca, Ruby Bridges con l’allora presidente degli Usa, Barak Obama; 3) il triplice autoritratto di Norman Rockwell; 4) dipinto ‘Saving Grace’ del 1951 di Norman Rockwell, battuto all’asta nel 2013 per 46 milioni di dollari