Ponti romani. Progetto d’arte che ripercorre la storia

Gli sconvolgimenti del clima, i crolli delle strutture per fatalità e non, ci portano a vedere scomparire molto della nostra storia monumentale e di tradizione spirituale, come l’esistenza dei ruderi di una chiesetta posta sulle alture della strada romana Aurelia, che costeggia il mare, testimonianza di un lungo periodo storico tra il ‘400 e ‘600.

Stiamo  parlando della chiesa di S. Anna i cui resti occhieggiano dall’alto e spiano le onde, i sassi e la sabbia del mare che va da Sestri Levante a Cavi di Lavagna.

Una testimonianza di storia in senso lato, ospitata da una delle vie più antiche del nostro territorio. Se è vero che tutte le strade portano a Roma, egualmente  lo è, il fatto che uniscono tra loro territori, città e nazioni e l’Aurelia, detta anche ‘via del diavolo’ ne è una evidenza d’eccezione.

La via fu progettata due anni dopo la prima guerra punica dal censore Caio Aurelio Cotta per collegare la città eterna con Civitavecchia e Pisa, per essere poi prolungata fino a Genova secondo il censore M. Emilio Scauro nel 109 a.C. e nei secoli successivi unì Genova a Ventimiglia, Marsiglia e Arles. I romani costruirono sulle colline torri o rocche per proteggere i luoghi lungo le rive del Saltus Tigulliae, anche se il toponimo, non sempre è usato secondo la sua etimologia, ed ha finito poi per essere chiamato Pietra calante, il tutto per avvistare e prevenire le invasioni dei pirati.

Uno scenario dunque imbevuto di tradizione e di storia per la nostra “S. Anna”. Gli annali ecclesiastici trascrivono che negli anni di Cristo 433- 440, la chiesa era visitata da molti pellegrini con devozione, in virtù di una grazia chiesta da un gentiluomo francese che nel tornare a Roma, percorrendo un sentiero angusto sopra gli scogli, scivolò con il suo cavallo e precipitò nel vuoto. Stava per scomparire in acqua ed allora volse il suo pensiero a S. Anna della quale era devotissimo.

Lui restò illeso e salvo ma non il suo destriero che morì. Per grazia ricevuta fece costruire una cappella in onore dalla Santa e la stessa più volte fu ampliata divenendo nel tempo un “hospitale” ove vi si riposavano i soldati che dopo viaggi e marcie faticose godevano di una siesta notturna meritata. E proprio da queste “tabernae” ebbero origine a partire dal V secolo quelle costruzioni religiose che presero il nome di “case di Dio” o “divine” o “spedali”.

La strada che portava alla chiesa era lastricata con ciottoli irregolari, ma negli anni, pur essendosi effettuati restauri nel 1506, 1673 e nel 1727, quando fu effettata una maschera in calce ed un rinforzamento del basamento oltre che del tetto, le intemperie e alcune distruzioni vandaliche portarono le opere murarie ad un progressivo decadimento, fino a quando nel 1810 ne fu ordinata la chiusura. Nel sestrese il culto per S. Anna ebbe una larga diffusione e in quasi tutte le chiese della città  si trova un’effige della Madre della Vergine Maria.

Un grande quadro del ‘400, conservato nella basilica di S. Maria di Nazareth, proveniente probabilmente dalla chiesetta sulle Rocche e di grande valore, vede il volto della santa ancora in buone condizioni, così come il celebre crocifisso del Bissone faceva parte dei pezzi religiosi esistenti nella cappella sulle alture di Sestri.

Oggi la nostra attenzione si rifà alla presenza di quei ruderi ed al ripristino di quei sentieri, che grazie al programma di sviluppo rurale interverrà fino alle rocche ed è conosciuto anche come “ponti romani“. Il tracciato parte dalla valle del Fico e segue diversi tornanti e 5 ponti, verrà ripristinata la pavimentazione e saranno conservati i manufatti antichi onde preservare l’equilibrio e il paesaggio di tutta l’area dato che ne è confermata la storia.

Risanare e conservare in questo momento così difficile vuol dire creare l’obiettivo per un domani migliore visto che la fragilità dell’Italia merita sicuramente quel rispetto che per troppo tempo abbiamo calpestato ed ignorato. E chissà che in un domani non troppo lontano, i cittadini ed i turisti, che anche in questa ultima estate hanno apprezzato le bellezze di questo pezzo di paradiso, non possano riascoltare le campane di quella chiesetta che da troppi anni attende di ritornare a proteggere non solo tutti coloro che amano godere di un panorama unico, ma anche coloro che vogliono risentire quel richiamo spirituale.

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