Salman Rushdie. La città della vittoria
Salman Rushdie, sopravvissuto alla violenza islamica. Si firma così il famoso scrittore indiano naturalizzato britannico, pubblicando la prima foto che lo ritrae dopo l’attentato subito il 12 agosto 2022 nello Stato di New York e che gli provocato la perdita della vista da un occhio e il parziale uso di una mano.
Ma il rischio di morire, e mesi e mesi di cure non gli hanno infiacchito lo spirito.
Rimane uomo e scrittore coraggiosamente indomito, come dimostra la ri-pubblicazione su Twitter della fotografia citata (qui a sinistra), accompagnata dal commento “questa foto sembra essere sparita dai miei tweet. Eccola di nuovo, giusto per la cronaca” e, soprattutto, la pubblicazione appena avvenuta del suo ultimo libro La città della vittoria, ed. Mondadori.
Salman Rushdie ha 75 anni, nel 1989 venne colpito da una fatwa lanciata dell’Ayatollah Khomenei, allora politico e Guida Suprema dell’Iran, per aver scritto il libro I versetti satanici.
Si trattava di una condanna a morte, che ha costretto lo scrittore a vivere come un fuggitivo, costantemente sotto scorta, per molti anni. Poi, stanco di avere paura, trasferitosi da Londra a New York, decise di rifiutare la protezione della polizia e di riprendersi la sua libertà o meglio la sua vita, posto che la “la gente aveva paura di starmi vicino”, ricorda oggi lo scrittore nella prima intervista rilasciata dopo l’attentato, a David Remnick per The New Yorker.
Con la voglia di reagire, rende omaggio alla vita con l’ottimismo. Esprime gratitudine perché “per quello che è successo non sto poi così male – dichiara Rushdie a Remnick -. Le ferite più gravi stanno in via di guarigione, ho sensibilità nel pollice, nell’indice e nella metà inferiore del palmo. Sto facendo molta terapia e mi dicono che sto andando molto bene”.
E lo immaginiamo fiero per la sua ultima profetica fatica, La città della vittoria, che narra della giovane Pampa Kampana, che dopo aver assistito alla morte della madre tra le fiamme, sorretta da poteri divini fonda la città di Bisnaga, affinché le donne riescano a superare il patriarcato.
“Tu lotterai per assicurarti che nessun’altra donna sia mai più bruciata in questo mondo, e che gli uomini inizino a considerare le donne con occhi nuovi, e vivrai abbastanza a lungo da assistere sia al tuo successo sia al tuo fallimento” si legge nel libro che Rushdie ha finito di correggere nel luglio scorso. Da lì a un mese l’attentato e a due l’inizio della mobilitazione in Iran Donne, vita e libertà, a seguito dell’uccisione della giovane Mahsa Amini, in carcere perché sorpresa a indossare il velo in modo non consono.
Sono coincidenze temporali, certo, ma lo scrittore sembra rivolgersi a loro, esortarle a resistere e, involontariamente, la sua vita s’incrocia nuovamente con l’Iran. Di certo la sua voglia di libertà, a costo della vita, è la stessa che anima i giovani iraniani che non cedono all’oppressione dello stesso fondamentalismo religioso.
Lunga vita a Salman Rushdie!
Immagine: lo scrittore indiano Salman Rushdie nelle prima fotografia dopo l’attentato dell’agosto 2022 – by Twitter