Buoni vs Cattivi 2.0: è giusto non scegliere su internet?
8chan ha perso la protezione. Ovvero: il forum sul quale Patrick Crucius aveva preannunciato la sparatoria che ad inizio agosto ha fatto 20 vittime ad El Paso, in Texas, non ha più la protezione dai cyberattacchi che fino a pochi giorni fa gli ha assicurato una rispettabile azienda, la CloudFlare, società americana con sede commerciale europea a Londra e attivissima anche nel mercato italiano, cui è dedicato un ampio sito esemplificativo.
La notizia non è tanto che un’azienda come CloudFlare abbia così voluto scindere il proprio nome da quello di un “pozzo nero d’odio”, così come la stessa società di protezione ha definito 8chan nel comunicato stampa. La notizia è che fino ad oggi lo abbia protetto. Un dato di fatto incontrovertibile – altrimenti non ci sarebbe stato nessun “rapporto da interrompere” – che ci permette di cominciare a raccontare ciò che sta accadendo – sotto i nostri occhi – in rete. Ovvero: una guerra. Tecnologica ed ideologica. Fatta di attacchi, controattacchi, protezioni e consulenze. Dal valore di milioni e milioni di dollari e di euro.
Sempre CloudFlare ha ricordato nel medesimo comunicato nel quale scaricava 8chan che quel forum “era stato usato dal suprematista bianco Brenton Tarrant, autore della strage delle moschee in Nuova Zelanda”, oltre che da “John Earnest, un altro suprematista bianco che ad aprire ha aperto il fuoco in una sinagoga a Poway, un sobborgo di San Diego”.
Insomma: CloudFlare si è dovuta giustificare- come altrimenti leggereste questo elenco di accuse nei confronti del proprio cliente? – per aver tolto la propria protezione ad un sito del genere. Scelta che il programmatore informatico Fredrick Brennan, che proprio nel 2013 aveva creato 8chan distaccandosene in seguito, ha così salutato su Twitter: “Grazie mille CloudFlare: finalmente questo incubo può avere una fine”.
Ovvero: un’azienda toglie la propria protezione contro i cyberattacchi. E un forum (discutibile, ma pur sempre un forum) può “finire”.
Perché in rete ci sono attacchi quotidiani e costanti. “Le aziende presenti online – si legge sulla home page del sito di un’altra nota azienda del settore, Akamai – non possono garantire la propria sicurezza con un chiavistello o un sistema di allarme, devono adottare soluzioni per la sicurezza Web per tenere lontani hacker e criminali, garantendo al contempo i propri servizi 24 ore su 24, 7 giorni su 7″.
E, se questi attacchi quotidiani e costanti ci sono, aziende come CloudFlare diventano indispensabili per chiunque. Il che rende il loro ruolo particolarmente delicato. Perché la domanda sorge spontanea: proteggere un sito sul quale fanno proselitismo, comunicazione e marketing personaggi come quelli ospitati da 8chan è legittimo?
Probabilmente, chi fornisce questi servizi di mestiere può appellarsi alla stessa morale degli avvocati: come loro, infatti, si trovano a difendere il cliente, senza per questo doverne per forza avallare le idee o giustificarne perorandole le cause. Quindi: se paghi, io ti fornisco un servizio di protezione ed intelligence. Cosa vuoi proteggere, non è affar mio, ma tuo.
Ma, ne siamo sicuri? Siamo sicuri che internet sia un luogo così asettico? Siamo sicuri che sia giusto che chi si trovi a dover combattere per mestiere quella guerra quotidiana fatta di attacchi e contrattacchi non debba prima occuparsi di capire se i propri servigi sono al servizio dei buoni o dei cattivi?
Forse, questo è un altro aspetto – non così marginale come può sembrare – della necessità più volte affermata (anche dalle colonne di abbanews.eu) di una regolamentazione di internet come se fosse un continente a parte, con proprie regole e proprie gerarchie, con propria morale e con proprie aspettative. Forse, dovremmo interrogarcene. Ogni volta che vediamo un sito…
Internet….un mondo misterioso, accattivante ma pochissimo “padroneggiato” dai più; usato ed abusato da moltissimi, un mondo dove ognuno di noi può trovare ciò che vuole e quando vuole, comprese le proprie verità di comodo,…vere o presunte tali! Certo, se pensiamo alla facilità di accesso e la scarsa sensibilizzazione ai pericoli della rete, sorgono necessariamente inquietanti segnali di allarme, grossi interrogativi sulla capacità di distinguere tra …buoni e cattivi….seri divulgatori e misteriosi abbindolatori, si ha cioè la sensazione di “giocare” spesso con una bomba priva di sicura, pericolosa e pronta ed esplodere! Si credo che sia profondamente giusto e necessario interrogarsi davanti ad ogni nuovo sito!