Disobedience Award. Il Mit premia la disobbedienza civile
250mila euro per chi riesce a disobbedire meglio. Non è una provocazione ma il premio istituito dal Media Lab del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, che verrà assegnato il 21 luglio 2017, a un individuo o a un gruppo che avrà compiuto il miglior atto di disobbedienza civile.
Joichi Ito, direttore del Media Lab ha spiegato la motivazione del premio affermando al New York Times “che ci sono tante persone che stanno facendo cose importanti infrangendo le regole, sapendo che verranno punite per questo”.
Il premio Disobedience Award, finanziato da Reid Hoffman, cofondatore e presidente di Linkedin, il social network dedicato al mondo del lavoro, si prefigge di individuare gli atti di disobbedienza migliori, incoraggiarli con il proprio sostegno economico e morale, conferendogli visibilità.
Infatti, la disobbedienza civile è un atto politico, eseguito da un singolo e da un gruppo di persone che violano pubblicamente una norma che considerano ingiusta, accettando le sanzioni previste per il non rispetto della norma stessa. Sanzioni che non subiscono modifiche; l’atto di disobbedienza civile non viene considerato come elemento attenuante o esimente. La giustizia deve fare il suo corso, almeno fino all’eventuale cambiamento della stessa norma e tranne il caso in cui s’identifica nella disobbedienza civile una richiesta superiore alla coscienza di chi l’ha compiuta, ma volta realmente al bene della collettività.
Breve storia della disobbedienza civile in Italia e nel mondo
La prima forma di disobbedienza civile venne teorizzata dal filosofo, politico e giurista francese Étienne de La Boétie (1530 – 1563), nel suo saggio “Discorso sulla servitù volontaria”.
Ripreso nel 1849 dal filosofo statunitense Henry David Thoreau (1817-1862) autore del saggio “Civil Disobedience” (Disobbedienza Civile, ndr) che ha ispirato il Mahatma Gandhi (1869-1948), che con l’applicazione del satyagraha, ovvero la resistenza all’oppressione attraverso la disobbedienza civile di massa, ha portato l’India all’indipendenza dal Regno Unito. E ancora alla disobbedienza civile ci riportano le manifestazioni a favore dei diritti degli afro-americani, negli anni ’60 e ’70 del Novecento.
In Italia vi è ricorso Don Lorenzo Milani (1923-1967) autore del saggio “L’obbedienza non è una virtù”, nel quale teorizzava l’obiezione di coscienza verso l’obbligo del servizio di leva. Altrettanto famosi gli attivisti del Partito Radicale, Marco Pannella ed Emma Bonino, i quali hanno compiuto atti di disobbedienza civile per favorire il diritto all’aborto legale e il proibizionismo; e, per ultimo, ma di certo non ultimo, Marco Cappato a favore dell’eutanasia legale, accompagnando Dj Fabo da Milano a Zurigo, esaudendo il suo desiderio di suicidio assistito, dopo l’incidente d’auto che lo aveva reso tetraplegico. Tornato a Milano, Marco Cappato si è autodenunciato, (nella foto in alto).