Jeddah. La Biennale di Arte Islamica

A Jeddah (Arabia Saudita) si svolge la seconda edizione della Biennale d’arte islamica. Il titolo è And all that is in between, (E tutto ciò che c’è nel mezzo), una frase tratta da un versetto del Corano, vi ricorre più volte, che indica la creazione religiosa del cielo, della terra e di “tutto ciò che vi è frammezzo”; “l’esplorazione profonda di come la fede viene vissuta, espressa e celebrata” dicono gli organizzatori e, al contempo, l’onnicomprensività del creato che sottintende l’intento dialogante della manifestazione tra i tempi, le genti e le culture.

Un tornare all’origine dell’umano per recuperare le radici della storia e guarire il presente dalle ferite dell’odio e della divisione,  sintetizza  monsignor Angelo Zani, archivista della Biblioteca Vaticana, che ha prestato alla Biennale 11 opere.

Architettura e matematica

In sette padiglioni, al Western Hajj Terminal e in un ampio spazio esterno, sono riunite, infatti, una varietà di opere e manufatti antichi caratterizzati da interventi di autori internazionali, selezionati in modo da destare la curiosità di un pubblico eterogeneo per età, formazione e provenienza e per interessarlo e coinvolgerlo alla realizzazione dell’atto artistico: dal pensiero alla realizzazione.  Intenzione confermata dai temi centrali che sono, “percepire, pensare, fare”, come spiegato da Julian Raby, fra i curatori della manifestazione.

Ecco allora  l’architettura, quella islamica, che attraversa i tempi, dall’VIII secolo ad oggi, adottata dall’Egitto,  Siria, Africa settentrionale, Persia e presto propagatasi in Sicilia, Spagna e in India: un esempio le tipiche finestre roshan, pannelli formati da vetro soffiato e legno. E l’ingegnosità numerica e matematica che definisce l’arte islamica e la sua influenza globale.

Concentrazione di manufatti di epoche diverse, realizzati con tecniche e materiali diversi: astrolabi, manoscritti di astronomia, gioielli, tessuti, marionette del teatro delle ombre. Pezzi storici che oltre a rimandare all’ampio respiro dell’arte islamica nel corso del tempo, riverberano lo scambio di questa stessa arte con le varie culture di tanti Paesi.

La mappa del Nilo dello scrittore ottomano

Lo dimostra ad esempio la Mappa del Nilo, solitamente conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, lunga quasi 6 metri e restaurata per l’occasione con fondi sauditi.

La mappa è attribuita al viaggiatore e scrittore ottomano Evliya Çelebi del XVII secolo, che viaggiò per oltre 50 anni attraverso le terre dell’impero e raccolse le sue impressioni nel testo Seyahatname o Diario di viaggio di Evliya Çelebi, in 10 volumi.

Magnetism

O il film – documentario sull’ hajj, l’annuale pellegrinaggio islamico verso la Mecca, realizzato nel 1928 dall’olandese George Krugers, titolo The Great Mecca Feast.

Trattano lo stesso tema la serie di opere concettuali che vanno sotto il nome di Magnetism dell’artista saudita Ahmed Mater che le spiega così “Quando da bambino i miei nonni mi parlavano della loro esperienza dell’Hajj, mi raccontavano dell’attrazione fisica che provavano verso la Kaaba, di come si sentissero attratti da essa come da una forza quasi magnetica”.

Grandi prestiti

Sono circa 30 le istituzioni pubbliche e internazionali che hanno prestato pezzi alla Biennale, incluse la Khalidi Library di Gerusalemme, il Louvre di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra, la Fondazione Bruschettini di Arte Islamica e Asiatica, fondata dall’industriale genovese Alessandro Bruschettini, la citata Biblioteca Vaticana (con 11 opere), il Museum of Islamic Art di Doha e la King Fahad National Library di Riyadh.

Organizzata dalla Diriyah Biennale Art Foundation, la Biennale di Jeddah  2025 è curata dai direttori artistici Julian Raby, Amin Jaffer, Abdul Rahman Azzam e dall’artista Muhannad Shono.

 

Manifestazione: Biennale d’arte islamica, seconda edizione;

dove: Western Hajj Terminal – Jeddah (Arabia Saudita),

quando: fino al 25 maggio 2025.

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