Turkmenistan. La Porta dell’Inferno che brucia risorse preziose per sostanziosi profitti
Nella Porta dell’inferno in Turkmenistan (Asia centrale) il fuoco brucia incessantemente.
Per molti non è frutto di un fenomeno naturale bensì di un errore scientifico. Comunque sia il sito, nonostante non sia privo di gravi pericoli, è diventato un’attrazione turistica.
Il racconto più diffuso vuole che nel 1971, nel deserto Kara-kum, un gruppo di geologi sovietici intenti in una trivellazione, nella speranza di trovare petrolio, provocarono il collasso del terreno sottostante la piattaforma che aprì un cratere di 70 metri di diametro e 20 di profondità di una grotta contenente gas naturale.
Per evitare che la fuoriuscita del gas ,che avrebbe intossicato l’aria, gli scienziati pensarono di dargli fuoco convinti di esaurirne con la combustione tutto il contenuto all’interno della caverna, in pochi giorni.
Invece le fiamme ardano da allora, mostrando – oggi è, ovviamente, una certezza – che la Porta dell’inferno (denominazione data dai locali) è in realtà l’accesso di un grandissimo giacimento di gas.
All’epoca del fatto non si registrarono vittime (anche se non è escluso che nel corso del tempo si siano verificati casi d’intossicazione).
L’altra storia, molto meno famosa, vede alcuni inclini a ritenere che il cratere si sia formato negli anni Sessanta e che le fiamme siano state innescate negli anni Ottanta.
Nel 2010 furono compiuti vari tentativi per estinguere il fenomeno, tutti falliti.
Nel 2013 la National Geographic organizzò una spedizione e l’esploratore e documentarista canadese, George Kourounis, adeguatamente protetto riuscì a ispezionare il cratere ricavandone informazioni utili per scienza e ambiente, ma non per far sì che il gas cessi di alimentare le fiamme.
A inizio 2022 il presidente turkmeno, Gurbanguly Berdymukhamedov è tornato a parlare della necessità di trovare una soluzione definitiva per lo spegnimento per ragioni ecologiche, di salute e per la salvaguardia dei giacimenti di gas naturale del Paese.
“Perdiamo risorse preziose dalle quali potremmo trarre sostanziosi profitti da impiegare per il benessere della popolazione” ha dichiarato il presidente alle emittenti televisive nel gennaio scorso. E ancora non era iniziata la guerra in Ucraina – Russia che ha innescato la profonda crisi energetica attuale.