Mauritius. Task force in soccorso dell’umanità e della natura offese

“Siamo pronti a partire per le Mauritius” ha dichiarato Paolo Galli, professore ordinario di Ecologia dell’Università Bicocca di Milano per la quale ricopre anche il ruolo di direttore di MaRHE Center, polo di ricerca e didattica internazionale, aperto sull’atollo di Faafu (Maldive), dove si lavora per arrivare a nuove soluzioni per lo sviluppo sostenibile.

Il 25 luglio la petroliera giapponese Mv Wakashio si è incagliata su una barriera corallina al largo delle isole Mauritius (Oceano Indiano), il 16 agosto si è spezzata in 2, aumentando il già notevole sversamento del petrolio nelle cristalline acque di quella che è considerata una riserva naturale di significativa rilevanza per l’ecosistema mondiale: sono migliaia le specie vegetali e animali nelle sue lagune ora a rischio.

Per questo Paolo Galli  ha organizzato una task – force per contribuire alla salvaguardia della biodiversità locale e delle sue barriere coralline, la cui salute è già fortemente minacciata dai cambiamenti climatici e per la tutela delle quali da tempo il MaRHE Center collabora con gli scienziati locali.

Prima dell’emergenza Covid-19, ha raccontato il professore a ilgiorno.it, l’équipe dell’ateneo milanese “stava scrivendo le linee guida per la cura dei coralli e insegnando la “coral restoration”. Un lavoro interrotto dai confinamenti per l’emergenza sanitaria (che ha diviso il team di ricerca fra l’Italia e le Maldive) e ora dall’incombere della crisi ambientale per le tonnellate di sversamento di petrolio (la nave ne trasportava 4 mila ), che stanno causando un disastro ecologico ed economico in questo Stato considerato una sorte di paradiso terrestre.

L’industria turistica – basata esclusivamente sulle meraviglie naturali delle isole – è vitale per la popolazione che, pur non disponendo di mezzi, non sta perdendo tempo e per contenere la fuoriuscita e l’espandersi del petrolio e sta ricorrendo a ogni mezzo di fortuna e artigianale, frutto dell’ intuito e della creatività: dalle barriere di tessuto a quelle di capelli (che si tagliano per l’occasione) utili per assorbire la marea nera, mentre immersa fino alle ginocchia nel petrolio, tenta di ripulire le mangrovie fondamentali come  difesa naturale dagli uragani.

Per questo, una volta sul luogo, il primo impegno della task force sarà quello umano. “Dare una mano alla popolazione, una comunità multi religiosa e multiculturale che compattamente si sta dando da fare per la propria isola. Lavoreremo con loro per eliminare il petrolio. Poi toccherà alla scienza – ha specificato Paolo Galli – bisognerà capire lo stato di salute dei coralli e occuparsi della ‘ricostruzione’, riparando il danno fisico”.

 

 

Immagini: Mauritius 1) La petroliera giapponese  Mv Wakashio,  incagliatasi il 25 luglio 2020 in una barriera corallina al largo delle isole, il 16 agosto 2020 si è spezzata in due; 2) I volontari mentre realizzano barriere artigianali sul lungomare di Mahébourg, per contrastare la di petrolio (. (Photo by – / AFP) (Photo by -/AFP via Getty Images)

 

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